lunedì 9 giugno 2008

Il Sahara

Il carissimo Gino, compagno di mille avventure a Città Nuova ora trasferitosi a Tlemcen in Algeria, mi ha mandato un piccolo reportage di un suo viaggio nel Sahara più profondo. È bellissimo e affascinante. Ci sono anche alcune foto che ho messo nella galleria del blog…
Lo pubblico (come commento di questo stesso post) perché penso valga la pena di leggerlo, per condividere l’esperienza intima della scoperta. Chissà se ne uscirà mai un road book…

3 commenti:

TheFreeso ha detto...

Eccoci di ritorno con l'anticipo di 2 giorni per una svista al visto.
Destinazione Beni Abbes, 800 km a sud di Tlemcen.
Partenza alle 6 con pullman pieno. Verso le 7 musica (rigorosamente araba). Prima sosta alle 8,30 per Essence (carburante). Si riparte non senza aver dimenticato qualcuno: pas grave, lo si riprende.
La strada è quasi tutta dritta, quasi a perdita d'occhio. Qualche palma, di tanto in tanto, colora quello che è già colorato: l’altopiano con deserto di roccia circondato dall'ondulazione dei monti.
Il cielo non ha un azzurro intenso come quasi volesse disporsi al caldo.
A cotè della route un binario, solo, mai occupato, infinito.
Un posto di blocco; siamo vicinissimi al Marocco. Tutti giù e controllo bagagli. ...Si prosegue. Subito un villaggio di sabbia abbandonato e,come per incanto,la musica a volume sostenuto, araba, magnificamente araba, come una colonna sonora, ccompagna la traversata: magnifico!
Leggo, in francese per un pezzo, poi... Bechar, ore 15 circa. Si cambia pullman ma dopo 2 ore.
Con 150mila abitanti(città grossissima),une palmerie con più di 20mila palme da dattero,un minareto esagonale e le dune. Di tutto queste cose non abbiamo visto niente tranne la Palmerie,meravigliosamente immensa e suggestiva e ben ordinata, nel viaggio di ritorno.
A destinazione mancano (appena!) 250 km. Spero che passiamo per Taghit che risulta sul tragitto; dove si pratica lo ski sulla sabbia, graffiti del neolitico e la più bella oasi dell'Erg (dune) occidentale. Ma non è così; motivo in più per ritornare a far tappa il prox anno.
Attorno alle 20 una fermata apparentemente imprevista, in pieno deserto di pietra. Il proprietario del pullman scende, stira un tappeto e inizia la preghiera mettendovisi sopra senza scarpe: bellissimo e solenne.
Alle 20.30, in lontana intravediamo le prime dune corredate dalle luci della città: è Beni Abbes. L'ingresso è maestoso, ra due rocce e nel mezzo la strada asfaltata: se comparisse Indiana Jones niente di strano.
15 mila abitanti. 4 secoli di storia. Immersa totalmente in una oasi a forma di scorpione. Siamo arrivati,è quasi buio. Ci attendono "le petit frère" di Charles De Foucauld. Dopo un non tanto breve tratto a piedi,gente sparsa ovunque e alcuni sdraiati in letti sabbia, depositiamo i bagagli à l'ermitage di C.D. F. Passata di verdure e legumi vari: buonissimi. Mi sembra di essere tornato 40 anni addietro, è tutto così sucrè.
La stanza è semplice ma ben intonata ai colori del deserto: rosa secco, all'interno quasi del tutto spoglio.
Che cosa abbiamo fatto in questi pochi giorni per raccogliere emozioni tanto forti?
Cominciamo a visitare: la Polizia prima di tutto, per regolare la registrazione del nostro arrivo. Un giro in centro e poi la piscina dove è stato girato "il the nel deserto", accesso 50 cent tutta la mattina e 20 il pomeriggio. Temperatura costante 35°/38 °. D'obbligo la siesta di 5 ore dopo il pranzo, sempre squisito, e il “fare famiglia” con i frati. A lato ci sono "le petite soeur", sono in 5: rayonnants de paix, de sèrènitè, fraternels, accueillants, souriant, priants. Non di meno i frère.
La sera, la cena, sempre un bel momento; con Henry che cucina verdure di tutti i tipi a tutto spiano. Ci raccontiamo qualcosa e io chiedo di parlare in francese(Bernard e Xavery parlano italiano e Henry lo capisce) per meglio entrare in questa benedetta lingua il più in fretta possibile(sarà un miracolo se a 50anni ci riesco).
L'interno l'ermitage è mozzafiato. Luogo immenso di preghiera. Coperto interamente di sabbia, corredato con tappeti e lampada. Possono passare alcune ore senza accorgersene completamente. Chiaramente luogo questo che ho visitato più volte oltre alla messa della 19,30.
Facciamo subito un piccolo progammino con Claudio,insieme ai Frères, per meglio utilizzare la settimana Sahariana (per me 5 giorni in totale). Alba e tramonto certamente da vedere. Ma si possono utilizzare diverse postazioni: ci viene suggerito dalle dune dalla parte est…
Ore 5,15 si parte verso l'Alba (prevista per le 6,30) Ci aiuta una minuscola pila. 4 chilometri di deserto di pietra ci attende. Le dune sono là. In questi giorni li abbiamo visti, vicinissime. Più si cammina più mai si arriva e, nella speranza a questo punto di arrivare prima dell'alba. Si incontrano, di tanto in tanto delle latte letteralmente carbonizzate (pensiamo a degli incendi e invece scopriamo poi che il sole è l'incendiario, 50° all'ombra). Di tanto in tanto scatto qualche foto al panorama che va schiarendosi, e da qualche fuoco lontano. Poi...
Eccoci finalmente ai piedi di tanta maestà: 4 dune. Ne scegliamo una,la più alta. Comincia la scalata. Arrivare prima dell'alba. Più si sale e più ci si accorge che la cima non è una sola ma una conformazione a tre livelli(e pensare che guardandola dal basso era così semplice).
Claudio parte da un'altra angolazione,ci perdiamo letteralmente di vista. Il chiarore comincia a farsi più vivace e la salita sempre più difficile. Comincio a pensare seriamente che non arriverò in cima,altro che alba. Pensiero che si concretizza :sono stremato,dall'inesperienza certamente. Di fatto in cima a una Duna ci si arriva riposati e con calma: l'esatto opposto.
Pensiero solenne,mi fermo,manca poco,e mi sovviene la santità. Difficilissima,forse impossibile da raggiungere. Cammino sulle creste altissime, con i vuoti a destra e sinistra (ma è l'unico modo per arrivare) ormai da più di mezzora,e nel momento che sto per arrendermi... la voce del fratello che chiama: -Gino ci siamo - Finalmente ci guardiamo,ci vediamo. E' un pò troppo chiaro ormai. Siamo arrivati,nonostante tutto solo una manciata di secondi dopo.
Macchina fotografica,c'est l'Aube (l’alba).
Eccolo davanti a noi sorridente, appena nato, quasi a volerci premiare facendoci vedere lo straordinario spettacolo, uno scenario poco definibile, siamo davanti allo schieramento occidentale del grande Erg di 500/600 chilometri di dune.
Ora inizia veramente il riposo. Costernati quasi, seduti, comincio a fotografare. Foto dopo foto... ci accorgiamo che qualcosa, forse qualcuno, ci ha catturati, forse rapiti. E' il Silenzio. Solo ora ci accorgiamo di lui. Mai " sentito" un silenzio così inesistente. Ci sentiamo avvolti da qualcosa di gradevole,autoritario e amico. Il parere è un'anime: ci guardiamo semplicemente...non osiamo dir niente.
Per il tramonto scegliamo un itinerario molto più semplice: la grande duna davanti all'hotel Rym (l'unico della città). Questa volta non si può parlare d'impresa. La grande duna è fattibile in una decina di minuti. Solo a metà duna ci accorgiamo che c'è molto vento e molto fastidioso. Lo sheshe o turbante così detto, è molto utile. E si capisce il perchè gli abitanti lo portano tutto il giorno con una veste leggera che copre tutto il corpo per muoversi agevolmente. Lo sheshe ti protegge anche da mosche,ti evita il mal di sole, di testa, ti avvolge e ti conforta. Stasera niente tramonto,solo vento.
Il giorno dopo visitiamo il museo sahariano. Dalla preistoria del paleolitico e neolitico, tronchi d'albero divenuti pietra, all'artigianato, ai minerali, animali vivi e imbalsamati, con un tartaruga che si sottrae dalla nostra vista, dell'età di 101 anni.
Nel pomeriggio siamo condotti dalla Xara. 4 secoli di storia. La vecchia Beni Abbes con le mura d'argilla nel bel mezzo dell'oasi sotterranea. Ogni casa col suo giardino, le sue palme, la terrazza. Case basse intersecate da viuzze minute quasi a voler fare tutti famiglia. Molto molto suggestiva,ricca d'acqua, beviamo in uno dei canaloni, circondati da alberi da frutto e palme da dattero (più di 200 tipi diversi).
Poi il tramonto. Alla nostra destra la grande duna e davanti a noi "le coucher du soleil". L’enorme circonferenza assume tonalità sempre più impressionanti incendiando la distesa di sabbia, finissima, già per sua natura normalmente di color rosso-oro.
La gente del paese è molto accogliente, qui a tratti sembra una piccola Loppiano. Invitati a cena, dove ci sentiamo stra-amati e di conseguenza riposati. Il deserto è un luogo molto molto pulito, l'aria quasi innaturale.
...... Infine il rientro,di notte stavolta. Fa freddo di notte!
Cosa rimane del Sahara?
Rimane il Sahara!
Il Sahara è Immutabile. Puro e duro. Senza pietà. isolato. Immenso.
Il Suo ecosistema, dove le specie animali e vegetali sono al limite della sopravvivenza, dichiara tutta la Sua fragilità nella Sua grande estensione: 8.000.000 di kmq, 4km di lunghezza e circa 2 di larghezza, con 100mm di precipitazioni d'acqua all'anno e un tasso di umidità che non supera il 5%. 30 mila anni fa coperto d'alberi...
Luogo dove sono sorti tutti i profeti. Dove l'uomo si sente infinitamente piccolo davanti all'essenziale.
Così ne esco io: arricchito nella mia nullità, arricchito nell'unione con Dio, con questo Dio immutabile,puro e duro,isolato e immenso e a volte senza pietà,ma... che ti fa divertire un sacco!
Baisers,
g1no

Giovanni C. ha detto...

Sono senza parole. Grazie Gino per averci fatti rivivere questi momenti della tua vita. Un racconto, come un pugno nello stomaco, che ti prende dentro. Forte, molto forte.

GFCLY ha detto...

Finalmente un'approccio e una testimonianza sull'Algeria e sul suo Sahara autentica e diversa da quanto siamo abituati a vederci ripetutamente e tritamemente proprinare da webmaster e agenzie interessati a "vendere" il loro Sahara il tutto ipocritamente nome della sua cultura o come spesso affermano per respirare una aria che piace loro , una aria particolare , quella del ricavo, quella aria che sta oggi complice la tecnologia uccidendo il Sahara e il suo fascino che ha scoperto a Beni ABess. Complimenti
GFCLY