lunedì 20 ottobre 2008
Buchmesse 2008: un bilancio
Ieri sera a Francoforte si sono spenti i riflettori sulla Buchmesse e, come sempre accade quando finisce una fiera, in quattro e quattr’otto si sono smontati gli stand, arrotolati i poster, inscatolati i libri e il materiale pubblicitario, mangiato l’ultimo wurstel e presa al volo la metropolitana per non arrivare tardi all’imbarco. Ma nella mente le rotelle –nel mio caso cigolando per la ruggine accumulata da anni di inutilizzo- riprendono a muoversi nel tentativo di imbastire un primo bilancio.
Tra le prime considerazioni certamente i numeri: alla fine gli accessi paganti sono stati 299.112 (!!!), un numero veramente stratosferico se si tiene conto che la fiera era riservata al solo pubblico professionale.
Per fare un confronto, al Salone del libro di Torino, il principale appuntamento italiano per il mercato librario, ha sì registrato poco più di 300mila visitatori ma era aperto a tutti: e di questi ben 20mila erano bambini. Ha cantato Elisa, c’era (badabèn a Torino) l’ex calciatore della Juventus Gianluca Pessotto e perfino il concerto dei (torinesi) Righeira… oddìo, non proprio la stessa scaletta vista a Francoforte.
Ma al di là dei numeri mi è sembrato di vedere un a certa stanchezza, in tutti i padiglioni si percepiva un senso di staticità… provo a spiegarmi meglio. Vedi al settore italiano: forse per il fatto che nessuno aveva una macchinetta del caffè, si sonnecchiava. Quello fatto al bar tedesco era pessimo (vedi l’insegna), ma il non aver portato una macchina degna di questo importante rito è già indice dell’impegno profuso dai nostri editori.
Ma neppure i principali player del nostro settore non hanno “fatto del cinema”: Ebsco si è limitata ad allungare lo stand di qualche metro mentre Swets ha tenuto quello di sempre; Wiley, dopo aver acquisito tutto il listino periodici Blackwell, si è dimenticata di organizzarne la vendita e nessuno sapeva dar spiegazioni; perfino la Random House, arroccata nel suo castello bianco ), non gettava ponti all’esterno.
Girava un gossip gustoso: Anne-Solange Noble, responsabile dei diritti Gallimard, non ha neppure provato a vendere i diritti del nuovo libro che il premio nobel Gustave Le Clezio ha pubblicato all’inizio di questo 2008 (Ritournelle de la faim) perché al primo tentativo di cessione con un importante editore statunitense si è sentita rispondere “Le Clezio chi?”. Meglio lasciar perdere…
Evabbè, forse la crisi finanziaria che ha tenuto il tutto un po’ sottotono ma Francoforte resta comunque la piazza per far mercato del libro e di quanto ci gira attorno. L’Appuntamento con la A maiuscola.
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