Leggo su di un volumetto pubblicato da Sperling & Kupfer (Una cosa per volta: quando fare tutto è come fare nulla – Dave Crenshaw): “quando cerchiamo di fare più cose per volta coinvolgendo un’altra persona, per esempio dedicandogli un’attenzione frammentaria e non più di qualche attimo rubato a qualcos’altro, il costo è superiore al mero calcolo del tempo sprecato: il nostro comportamento finisce per danneggiare il rapporto con gli altri”, che siano colleghi, familiari, amici o “anche la cassiera del supermercato, che è una persona in carne e ossa ma noi la trattiamo come un’incombenza tra le tante che dobbiamo sbrigare”.
Interessantissimo e rivoluzionario: io sono uno schiavo del mito del multitasking, tutto in fretta e contemporaneamente. Eppure è un un must (riecco un termine terribile!) della nostra società: ora è “normale” ricevere un e-mail mentre scrivi su Skype, rispondendo al telefono facendo segno con la testa al collega che possiamo prendere un caffè alla macchinetta… ma alla fine la somma delle cose fatte, ci dice Crenshaw, è inferiore al tradizionale “fare una cosa alla volta”, salvando –attenzione, attenzione- il valore al tempo relazionale.
Chissà, forse serve che ce lo dica pure un guru del business, ma non ce lo diceva anche la mamma che -alla fine- più vai veloce, più male ti fai quando cadi?
Forse è meglio seguire il consiglio di Crenshaw (slow down, everybody) e avere più tempo per gli altri.
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1 commento:
Lo diceva pure una nota aria mi pare del barbiere di Siviglia "uno alla volta per carità"! Forse per un barbiere è più facile! Nel mio lavoro se no faccio almeno un paio di cose contemporaneamente quando arrivo? Quando telefono faccio dei bellissimi(bellissimi si a per dire)ghirigori che forse un giorno potrò vendere (se trovo qualche amatore, cercando bene si dovrebbe pur trovare) con il ricavato dedicarmi a questa meravigliosa tecnica di "una cosa ala volta!"
Ciao mulitasking!
berardo
Ciao.
berardo
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