giovedì 25 dicembre 2008
Buon Natale
"Sono giorni difficili per l’economia traballante, in molti faticano a sbarcare il lunario, e ai giovani come agli anziani il futuro sembra incerto…
Ai buoni sentimenti (di questo Natale) dobbiamo legare un momento di impegno comune e di solidarietà… condividiamo un destino comune come americani… ognuno deve fare la sua parte per servirsi reciprocamente, per cercare nuove idee e nuovi slanci, e iniziare un nuovo capitolo per il nostro paese...
Se il popolo americano si compatterà e sosterrà con la sua spalla la ruota della storia, sono certo che potremo guidare il nostro paese in una nuova direzione ed è così che dobbiamo vederci in questi tempi di crisi e potremo insieme raggiungere la promessa di un giorno più brillante...
E sarà questa la lezione di questo Natale, che è poi la stessa che ci guida ogni giorno: che la speranza non muore mai e che una nuova era di pace è sempre possibile."
E' una parte, forse la più rilevante, del discorso di Natale di Obama... sono parole bellissime, piene di energia. Certo, attendiamo ora i fatti: dal 20 gennaio non sarà solo una sfida mediatica ma una partita dannatamente concreta, con i fatti e i problemi di un pianeta alla ricerca di una leadership globale. Ma di certo queste parole scaldano il cuore, riempiendolo di speranza.
Nel nostro paese tira aria più fosca, non si va oltre "la cacciata dei capibastone". Gli orizzonti sono piccini ma forse è giusto che sia così... almeno per ora.
A noi cambiare la storia, partendo dal nostro quotidiano.
lunedì 22 dicembre 2008
L’Italia dei capibastone
“Voglio un partito di gente perbene, un partito sano… Via i capibastone dal Pd, qualsiasi sia il prezzo da pagare.”
Leggendo i giornali che riportavano ieri l’intervento di Walter in prima pagina mi sono incuriosito perché, non avezzo alla buvette del Transatlantico, mi chiedevo cosa fosse un capobastone.
Vado a vedere.
“Dizionario della Lingua Italiana” Sabatini Coletti, edizione 2008. Capobastone: nella gerarchia mafiosa, chi dirige le attività criminose in una determinata zona.
Ragazzi, se Walter voleva andarci giù duro…
Discutevo giorni fa con Giovanni, un amico siciliano, su cosa possa fare un giovane in politica… per sgombrare il campo da malintenzionate risatine, attesto che io ormai da un pezzo ho passato i 40 e quindi, visto che giovane non sono più, è chiaro che la questione non era posta per me. Lui invece, che qualche passo in politica anni fa l’aveva mosso, mi ha escluso una qualsivoglia riuscita nell’intento di cambiare le cose per l’eccessivo peso dei corporativismi clientelari che regolano il sistema partitocratrico. Lì per lì però mi sembrava che questa sua visione fosse troppo pessimistica. Certo nell’immaginario collettivo quello della politica è un mondo indistinto e indefinito all’interno del quale si muove un sottobosco di ruffiani e tagliagole ma io, che sono ottimista e vivo nella “nuvoletta” (o meglio, mi piacerebbe viverci), continuavo a sperare che qualcosa si potesse fare.
Ed ecco, fulminante, la sparata di Walter. Bello l’auspicio a mandare via chi fa politica non per il bene comune ma per il bene del partito (e soprattutto del proprio portafogli)..
Ma… non fa prima a dirci chi sono e a mandarli via?
Perchè altrimenti mi viene da pensare: hai visto mai che Giovanni ha ragione?
Leggendo i giornali che riportavano ieri l’intervento di Walter in prima pagina mi sono incuriosito perché, non avezzo alla buvette del Transatlantico, mi chiedevo cosa fosse un capobastone.
Vado a vedere.
“Dizionario della Lingua Italiana” Sabatini Coletti, edizione 2008. Capobastone: nella gerarchia mafiosa, chi dirige le attività criminose in una determinata zona.
Ragazzi, se Walter voleva andarci giù duro…
Discutevo giorni fa con Giovanni, un amico siciliano, su cosa possa fare un giovane in politica… per sgombrare il campo da malintenzionate risatine, attesto che io ormai da un pezzo ho passato i 40 e quindi, visto che giovane non sono più, è chiaro che la questione non era posta per me. Lui invece, che qualche passo in politica anni fa l’aveva mosso, mi ha escluso una qualsivoglia riuscita nell’intento di cambiare le cose per l’eccessivo peso dei corporativismi clientelari che regolano il sistema partitocratrico. Lì per lì però mi sembrava che questa sua visione fosse troppo pessimistica. Certo nell’immaginario collettivo quello della politica è un mondo indistinto e indefinito all’interno del quale si muove un sottobosco di ruffiani e tagliagole ma io, che sono ottimista e vivo nella “nuvoletta” (o meglio, mi piacerebbe viverci), continuavo a sperare che qualcosa si potesse fare.
Ed ecco, fulminante, la sparata di Walter. Bello l’auspicio a mandare via chi fa politica non per il bene comune ma per il bene del partito (e soprattutto del proprio portafogli)..
Ma… non fa prima a dirci chi sono e a mandarli via?
Perchè altrimenti mi viene da pensare: hai visto mai che Giovanni ha ragione?
venerdì 19 dicembre 2008
e dopo l'alluvione, Natale!
...ed è tornato il sole, finalmente.
Dopo giorni tremendi, nonostante i lavori di ripristino siano ancora in corso, è stato bello farsi gli auguri e riscoprirsi famiglia dopo tanto "ramazzare".
Dopo giorni tremendi, nonostante i lavori di ripristino siano ancora in corso, è stato bello farsi gli auguri e riscoprirsi famiglia dopo tanto "ramazzare".
giovedì 11 dicembre 2008
Esonda l'Aniene, il diario di questi giorni
Nel post di stamattina avevo parlato di Giove Pluvio che, evidentemente, era in linea e ha letto che scrivevo di lui... L'Aniene, che passa vicino a Città Nuova, è esondato e l'acqua è arrivata fin dento il magazzino. Potete vedere qui un clip fatto col cellulare al momento in cui s'è deciso di "abbandonare" la sede per il pericolo di non riuscire più a muoversi e di restare bloccati.
Allontanandosi da via Pieve Torina abbiamo visto i mezzi anfibi dei pompieri "navigare" tra le aziende per mettere in salvo i dipendenti e le ruspe portare nelle pale coloro i quali erano stati costretti ad abbandonare le auto in mezzo alla strada. Nella sede, al momento che scrivo, è tutto sott'acqua: il livello è cresciuto moltissimo tanto da arrivare a circa 30 centrimetri su tutto il piano terra, magazzino libri compreso. Speriamo che il livello non salga ancora...
Aggiornamento delle 17:20.
L'acqua continua purtroppo a salire ed è ormai arrivata a 60/70 centrimetri... La cosa sembra proprio seria perchè continua a piovere, seppur con meno intensità.
Aggiornamento delle 19:15.
L'acqua comincia a defluire e il livello sembra iniziare a scendere, ringraziando Dio. Ora ha smesso di piovere anche se le previsioni meteo per le prossime ore non sono delle migliori. Attualmente cmq, la sede è di fatto isolata e irraggiugibile...
Aggiornamento delle 06:50 del 12 dicembre.
Su Roma sta piovendo... la piena del Tevere dovrebbe passare su Roma verso le 20:00 e di certo avrà ripercussioni anche sull'Aniene visto che la confluenza è a meno di 10 km in linea d'aria da via Pieve Torina.
Aggiornamento delle 07:30 del 12 dicembre.
Lo scenario è un pò desolante; l'acqua, che era effettivamente entrata in magazzino arrivando a circa 40 cm, è ora defluita lasciando dietro sè un vero macello. Più tardi metterò in linea delle foto. Ora ci aspetta proprio un bel lavoro per sistemare tutto....
Aggiornamento delle 11:20 del 12 dicembre.
Nonostante la pioggia continui, ci siamo rimboccati le maniche e con scopettoni e guanti abbiamo iniziato la faticosa opera di sistemazione del primo piano. Ecco un breve clip della situazione
Abbiamo creato delle dighe (fatte con pile di libri e quanto avevamo a disposizione) per prepararci alla prevista nuova esondazione della sera, quando arriverà la piena del Tevere. Siamo riusciti ad attivare Mago e parte delle connessioni web senza dare corrente all'impianto che è, com'è ovvio, danneggiato. Nella galleria del blog alcune foto della situazione.
Aggiornamento delle 14:20 del 12 dicembre.
In una Pieve Torina "blindata", coi sacchi sulle porte e gli stivaloni ai piedi, pronti a ricevere la piena del Tevere, ci arriva la notizia che c'è allerta anche per la tipografia. Questa infatti è alla Magliana, dove è prevista l'esondazione, appena fuori la città. Ho sentito Alfredo che mi dice che il fiume ha già superato il primo argine e che solo un terrapieno di circa 3 metri trattiene ancora l'acqua... anche qui, ci affidiamo a Dio e alla Provvidenza.
Aggiornamento flash delle 19.
Il livello dell'acqua in via Pieve Torina sembra stabile: lambisce l'ingresso ma senza penetrare all'interno del magazzino. Dall'altra parte della città, alla Magliana, il secondo argine del Tevere che è nei pressi della tipografia sta facendo ancora il suo dovere e anche lì si è (per ora) all'asciutto.
Aggiornamento di sabato mattina.
Un cielo finalmente sgombro da nubi e i raggi di un pallido sole invernale sono il segnale di una passata emergenza.
Pur attraversando zone, come quella di Ponte Mammolo, in cui sono evidenti i segni dell'inondazione, con i campi tutti sott'acqua e alcune strade sbarrate dai vigili, siamo riusciti a raggiungere la sede. La zona attorno via Pieve Torina sta pian piano cercando di tornare alla normalità: in ogni angolo c'è qualcuno che libera i tombini, sposta i detriti o cerca di drenare l'acqua rimasta.
Alfredo ci dice che la temuta esondazione del Tevere non ha colpito la zona della Magliana e che alla tipografia stanno lavorando normalmente.
Insomma, ringraziando Dio, il peggio è passato... ora bisognerà, con l'aiuto di tutti, ricominciare.
Allontanandosi da via Pieve Torina abbiamo visto i mezzi anfibi dei pompieri "navigare" tra le aziende per mettere in salvo i dipendenti e le ruspe portare nelle pale coloro i quali erano stati costretti ad abbandonare le auto in mezzo alla strada. Nella sede, al momento che scrivo, è tutto sott'acqua: il livello è cresciuto moltissimo tanto da arrivare a circa 30 centrimetri su tutto il piano terra, magazzino libri compreso. Speriamo che il livello non salga ancora...
Aggiornamento delle 17:20.
L'acqua continua purtroppo a salire ed è ormai arrivata a 60/70 centrimetri... La cosa sembra proprio seria perchè continua a piovere, seppur con meno intensità.
Aggiornamento delle 19:15.
L'acqua comincia a defluire e il livello sembra iniziare a scendere, ringraziando Dio. Ora ha smesso di piovere anche se le previsioni meteo per le prossime ore non sono delle migliori. Attualmente cmq, la sede è di fatto isolata e irraggiugibile...
Aggiornamento delle 06:50 del 12 dicembre.
Su Roma sta piovendo... la piena del Tevere dovrebbe passare su Roma verso le 20:00 e di certo avrà ripercussioni anche sull'Aniene visto che la confluenza è a meno di 10 km in linea d'aria da via Pieve Torina.
Aggiornamento delle 07:30 del 12 dicembre.
Lo scenario è un pò desolante; l'acqua, che era effettivamente entrata in magazzino arrivando a circa 40 cm, è ora defluita lasciando dietro sè un vero macello. Più tardi metterò in linea delle foto. Ora ci aspetta proprio un bel lavoro per sistemare tutto....
Aggiornamento delle 11:20 del 12 dicembre.
Nonostante la pioggia continui, ci siamo rimboccati le maniche e con scopettoni e guanti abbiamo iniziato la faticosa opera di sistemazione del primo piano. Ecco un breve clip della situazione
Abbiamo creato delle dighe (fatte con pile di libri e quanto avevamo a disposizione) per prepararci alla prevista nuova esondazione della sera, quando arriverà la piena del Tevere. Siamo riusciti ad attivare Mago e parte delle connessioni web senza dare corrente all'impianto che è, com'è ovvio, danneggiato. Nella galleria del blog alcune foto della situazione.
Aggiornamento delle 14:20 del 12 dicembre.
In una Pieve Torina "blindata", coi sacchi sulle porte e gli stivaloni ai piedi, pronti a ricevere la piena del Tevere, ci arriva la notizia che c'è allerta anche per la tipografia. Questa infatti è alla Magliana, dove è prevista l'esondazione, appena fuori la città. Ho sentito Alfredo che mi dice che il fiume ha già superato il primo argine e che solo un terrapieno di circa 3 metri trattiene ancora l'acqua... anche qui, ci affidiamo a Dio e alla Provvidenza.
Aggiornamento flash delle 19.
Il livello dell'acqua in via Pieve Torina sembra stabile: lambisce l'ingresso ma senza penetrare all'interno del magazzino. Dall'altra parte della città, alla Magliana, il secondo argine del Tevere che è nei pressi della tipografia sta facendo ancora il suo dovere e anche lì si è (per ora) all'asciutto.
Aggiornamento di sabato mattina.
Un cielo finalmente sgombro da nubi e i raggi di un pallido sole invernale sono il segnale di una passata emergenza.
Pur attraversando zone, come quella di Ponte Mammolo, in cui sono evidenti i segni dell'inondazione, con i campi tutti sott'acqua e alcune strade sbarrate dai vigili, siamo riusciti a raggiungere la sede. La zona attorno via Pieve Torina sta pian piano cercando di tornare alla normalità: in ogni angolo c'è qualcuno che libera i tombini, sposta i detriti o cerca di drenare l'acqua rimasta.
Alfredo ci dice che la temuta esondazione del Tevere non ha colpito la zona della Magliana e che alla tipografia stanno lavorando normalmente.
Insomma, ringraziando Dio, il peggio è passato... ora bisognerà, con l'aiuto di tutti, ricominciare.
La faziosità di Fazio e la santità di Fede
Stanotte Giove Pluvio ha mandata tanta di quell'acqua sulla capitale da creare fiumi e laghi dove fino a ieri c'erano strade e parcheggi col risultato di mettere in fila noi mortali ciascuno nella sua bella scatoletta motorizzata. Ci si arrangia come si può: chi fuma, chi telefona, chi ascolta la radio, chi ha travasi di bile. Io invece, dopo aver sentito tutti i radiogiornali e aver letto Repubblica, non riesco a trattenere la spinta compulsiva a commentare la vicenda (peraltro gustosissima) dell'audizione del presidente Rai in commissione di vigilanza.
Trovo straordinario che un organo dello Stato, con la presenza dei soli membri del centrodestra, chieda conto alla Rai sul perchè Fazio inviti solo politici di sinistra. Per carità, che figura meschina!
Quando al liceo iniziò anche per me la stagione delle feste (ormai decine di anni orsono...), se non avevo l'invito rosikavo e alla fine mi imbucavo: ma avevo quindici anni!!!
Questi, con l'esperienza (e l'onorario) da senatori, litigano per l'invito al programma di Fazio il quale sarebbe reo di lesa maestà escludendo gli esponenti del Governo. Direi però che pur essendo una pretesa meschina è largamente giustificata dall'inveterata tradizione dei media del belpaese (e in particolare di MammaRai) di trasformare l'informazione in un grande markettificio, dove ogni spazio è vendibile al miglior offerente.
Perchè scandalizzarsi allora, se Gasparri protesta perchè "quelli invitano chi vogliono loro"?
PS: che c'entra Fede? C'entra, c'entra.
Berlusconi, tirato per la giacca sull'argomento, ha così commentato "Fede rispetto a Fazio è un santo"...
Ahinoi, dopo la tele e il Quirinale, ora comincia a pensare agli altari!
Trovo straordinario che un organo dello Stato, con la presenza dei soli membri del centrodestra, chieda conto alla Rai sul perchè Fazio inviti solo politici di sinistra. Per carità, che figura meschina!
Quando al liceo iniziò anche per me la stagione delle feste (ormai decine di anni orsono...), se non avevo l'invito rosikavo e alla fine mi imbucavo: ma avevo quindici anni!!!
Questi, con l'esperienza (e l'onorario) da senatori, litigano per l'invito al programma di Fazio il quale sarebbe reo di lesa maestà escludendo gli esponenti del Governo. Direi però che pur essendo una pretesa meschina è largamente giustificata dall'inveterata tradizione dei media del belpaese (e in particolare di MammaRai) di trasformare l'informazione in un grande markettificio, dove ogni spazio è vendibile al miglior offerente.
Perchè scandalizzarsi allora, se Gasparri protesta perchè "quelli invitano chi vogliono loro"?
PS: che c'entra Fede? C'entra, c'entra.
Berlusconi, tirato per la giacca sull'argomento, ha così commentato "Fede rispetto a Fazio è un santo"...
Ahinoi, dopo la tele e il Quirinale, ora comincia a pensare agli altari!
martedì 9 dicembre 2008
Più libri, più liberi
Oggi sul Corriere si legge in piccolo una notizia che mi ha fatto balzare dalla sedia. Volevo scrivere due righe su come è andata la fiera della piccola e media editoria (Più libri, più liberi) terminata ieri sera, leggo le cifre quando leggo che il gruppo Tribune, che pubblica il Chicago Tribune e il Los Angeles Times, ha chiesto l'accesso alle procedure di in bancarotta a fronte di debiti per circa 10 miliardi di euro. Ed è da rilevare che il Los Angeles Times tira 773 mila copie, mentre il Chicago Tribune 541 mila. Mica bruscolini…
Ma quello che colpisce di più è che il New York Times ha addirittura ipotecato la sua sede, nuova di pacca, sulla Ottava Avenue alla ricerca di 225 milioni di dollari. Inaugurato lunedì 17 novembre (!), il Times Center, progettato dall’equipe di Renzo Piano, svetta tra la 40ma e 41ma ed è forse il progetto più significativo portato a termine nella Grande Mela dopo l'11 settembre.
Oddìo, mi sono detto, che succede?
Certo ho letto anch’io il libro di Vittorio Sabadin sull’ultima copia del New York Times ma non mi aspettavo così presto delle notizie così gravi.
Quello che abbiamo potuto vedere alla fiera dell’Eur era però anni luce lontano da New York. Infatti si sono visti torme di appassionati del libro ondeggiare pressati lungo gli angusti corridoi del Palazzo dei Congressi ancora affascinati dalla carta stampata, anzi spasmodicamente e visceralmente attratti, da quell’antico supporto che è il libro. Nello spazio in fondo Marino Sinibaldi, con lo staff di Fahrenheit al gran completo, faceva da gran cerimoniere al caffè letterario mentre, nelle salette attorno si succedevano senza soluzione di continuità centinaia di incontri e presentazioni. Insomma, il bel pubblico e l’interesse che ogni editore agogna.
Chissà… mi pare però che una lezione da questa tre giorni la portiamo a casa, ed è una di quelle cose che a volte i grandi gruppi paiono dimenticare: dietro ogni copia venduta c’è una persona che legge e che è per questa che si deve scrivere.
Anche qui, ciò che resta è il rapporto.
Altre foto della rassegna nella galleria del blog.
Ma quello che colpisce di più è che il New York Times ha addirittura ipotecato la sua sede, nuova di pacca, sulla Ottava Avenue alla ricerca di 225 milioni di dollari. Inaugurato lunedì 17 novembre (!), il Times Center, progettato dall’equipe di Renzo Piano, svetta tra la 40ma e 41ma ed è forse il progetto più significativo portato a termine nella Grande Mela dopo l'11 settembre.
Oddìo, mi sono detto, che succede?
Certo ho letto anch’io il libro di Vittorio Sabadin sull’ultima copia del New York Times ma non mi aspettavo così presto delle notizie così gravi.
Quello che abbiamo potuto vedere alla fiera dell’Eur era però anni luce lontano da New York. Infatti si sono visti torme di appassionati del libro ondeggiare pressati lungo gli angusti corridoi del Palazzo dei Congressi ancora affascinati dalla carta stampata, anzi spasmodicamente e visceralmente attratti, da quell’antico supporto che è il libro. Nello spazio in fondo Marino Sinibaldi, con lo staff di Fahrenheit al gran completo, faceva da gran cerimoniere al caffè letterario mentre, nelle salette attorno si succedevano senza soluzione di continuità centinaia di incontri e presentazioni. Insomma, il bel pubblico e l’interesse che ogni editore agogna.
Chissà… mi pare però che una lezione da questa tre giorni la portiamo a casa, ed è una di quelle cose che a volte i grandi gruppi paiono dimenticare: dietro ogni copia venduta c’è una persona che legge e che è per questa che si deve scrivere.
Anche qui, ciò che resta è il rapporto.
Altre foto della rassegna nella galleria del blog.
lunedì 8 dicembre 2008
Quando la violenza è politica
Fin dal primo lancio sui blog twitter delle notizie sugli scontri in Grecia tra giovani e forze dell'ordine, mi sono messo spasmodicamente alla ricerca di fonti per l'approfondimento. Ma a dir poco desolante è stato il quadro fornito dai media istituzionali che hanno riportato molto debolmente la notizia, non aplificandola. I TG Rai della sera di ieri addirittura, pur essendo molto acchiappanti le immagini diffuse sul web, proprio non passavano la notizia. Perchè?
Illuminante oggi l'analisi di Sandro Viola su Repubblica che apre identificando gli scontri come "la prima reazione violenta verificatasi in occidente a causa della crisi economico-finanziaria e delle misure restrittive adottate dai vari governi."
Un silenzio organizzato quindi...
Sembra proprio che si tema che un'eccessiva esposizione mediatica possa dar fuoco alle polveri.
Ma di per sè che "ci scappi il morto" è un'ipotesi ampiamente messa in conto sia da chi agita la folla, sia da chi la deve, per professione, contenere. Chi ha avuto occasione di respirare il fumo dei lacrimogeni sa che la piazza è una forza tremenda, incontenibile a volte. Si vivono quei momenti al rallentatore, ogni secondo sembra eterno, il cuore batte all'impazzata e, come in un sogno, la calma dentro è incredibile e assoluta.
Proprio perchè previsto non è quindi la morte di Andreas Grigoropoulos l'evento scatenante dei disordini, ne è però la scintilla, lo squillo di tromba. Quello che invece agita le masse (e che intimorisce i governi) è invece l'apparente mancanza di una via di uscita. E proprio come la folla in piazza deve essere caricata verso un luogo ampio affinchè possa disperdersi affinchè lo scontro non diventi duro (e ci scappi poi il morto), anche i giovani hanno bisogno di qualcosa in cui credere per non perdere la speranza e non cedere alla logica della violenza.
Illuminante oggi l'analisi di Sandro Viola su Repubblica che apre identificando gli scontri come "la prima reazione violenta verificatasi in occidente a causa della crisi economico-finanziaria e delle misure restrittive adottate dai vari governi."
Un silenzio organizzato quindi...
Sembra proprio che si tema che un'eccessiva esposizione mediatica possa dar fuoco alle polveri.
Ma di per sè che "ci scappi il morto" è un'ipotesi ampiamente messa in conto sia da chi agita la folla, sia da chi la deve, per professione, contenere. Chi ha avuto occasione di respirare il fumo dei lacrimogeni sa che la piazza è una forza tremenda, incontenibile a volte. Si vivono quei momenti al rallentatore, ogni secondo sembra eterno, il cuore batte all'impazzata e, come in un sogno, la calma dentro è incredibile e assoluta.
Proprio perchè previsto non è quindi la morte di Andreas Grigoropoulos l'evento scatenante dei disordini, ne è però la scintilla, lo squillo di tromba. Quello che invece agita le masse (e che intimorisce i governi) è invece l'apparente mancanza di una via di uscita. E proprio come la folla in piazza deve essere caricata verso un luogo ampio affinchè possa disperdersi affinchè lo scontro non diventi duro (e ci scappi poi il morto), anche i giovani hanno bisogno di qualcosa in cui credere per non perdere la speranza e non cedere alla logica della violenza.
sabato 6 dicembre 2008
ZuneGate? Ma dai, non scherzeremo mica...
Con tutto quello che ha da fare 'sto ragazzo...
Circola voce che il messia nero abbia un gran daffare a scusarsi con gli elettori non perchè la crisi avanzi ma perchè l'hanno visto usare un lettore MP3!
La notizia rimbalzata su vari blog (e riportata perfino dal serissimo Wall Street Journal) starebbe nel fatto che l'hanno fotografato mentre in palestra usa uno Zune (prodotto di punta fascia giovani della Microsoft, ndr). E c'è chi ora vorrebbe indietro il voto accusando Obama di tradimento!
Ecco che allora io chiamerei il grande capo indiano Esticazzi, quello che interviene a 610 -la trasmissione di Greg e Lillo (RadioRai 2, pomeriggio)- ad illuminarci con la sua saggezza.
...
Che la si smetta di sprecare fiato perchè abbiamo tanto (ma tanto) bisogno di concretezza... con buona pace dei sostenitori del Think different.
Circola voce che il messia nero abbia un gran daffare a scusarsi con gli elettori non perchè la crisi avanzi ma perchè l'hanno visto usare un lettore MP3!
La notizia rimbalzata su vari blog (e riportata perfino dal serissimo Wall Street Journal) starebbe nel fatto che l'hanno fotografato mentre in palestra usa uno Zune (prodotto di punta fascia giovani della Microsoft, ndr). E c'è chi ora vorrebbe indietro il voto accusando Obama di tradimento!
Ecco che allora io chiamerei il grande capo indiano Esticazzi, quello che interviene a 610 -la trasmissione di Greg e Lillo (RadioRai 2, pomeriggio)- ad illuminarci con la sua saggezza.
...
Che la si smetta di sprecare fiato perchè abbiamo tanto (ma tanto) bisogno di concretezza... con buona pace dei sostenitori del Think different.
venerdì 5 dicembre 2008
Web controllato? Figurati...
Il premier Berlusconi ha annunciato qualche giorno fa che proporrà al G8 il tema delle regole generali di accesso ad internet partendo dal presupposto che un fenomeno globale come la rete non possa che essere discusso a livello globale.
La cosa non dovrebbe stupire più di tanto se non fosse che fonti vicine al Governo lasciano trapelare che non hanno pronto al momento alcun documento al riguardo: ma allora, cosa vanno a proporre?
Ma c’è di più. Basta comparare il livello di accesso alla rete dalle case degli italiani con quello degli altri paesi europei per mettersi le mani nei capelli. Dietro di noi solo alcuni paesi dell’est (ma solo alcuni…) e la Grecia. Il nostro 43% è però drammaticamente lontano dal 78% delle case danesi, all’83 di quelle Olandesi e al 71 delle tedesche.
Per non parlare della banda larga che allora sì che ci mettiamo a piangere…
Ma allora, caro Presidente, più che regolamentare non sarebbe il caso di implementare?
La cosa non dovrebbe stupire più di tanto se non fosse che fonti vicine al Governo lasciano trapelare che non hanno pronto al momento alcun documento al riguardo: ma allora, cosa vanno a proporre?
Ma c’è di più. Basta comparare il livello di accesso alla rete dalle case degli italiani con quello degli altri paesi europei per mettersi le mani nei capelli. Dietro di noi solo alcuni paesi dell’est (ma solo alcuni…) e la Grecia. Il nostro 43% è però drammaticamente lontano dal 78% delle case danesi, all’83 di quelle Olandesi e al 71 delle tedesche.
Per non parlare della banda larga che allora sì che ci mettiamo a piangere…
Ma allora, caro Presidente, più che regolamentare non sarebbe il caso di implementare?
sabato 8 novembre 2008
giovedì 6 novembre 2008
President Obama: please be kind, rewind.
Stasera, sul divano di casa, ho visto un film… che c’è di strano? …beh, sapete, per uno che non ha la televisione, vedersi un film sul divano è una cosa rara.
Il film era “Be kind, rewind”, una commedia semplice ma esilarante che racconta di un gruppo di sfigati che, per difendere un noleggio vhs (tecnologia già di per sé out), si reinventa casa di produzione e che finisce per trovare il sostegno di tutti gli abitanti del quartiere
(consiglio peraltro una visita al divertente sito ufficiale del film).
Il film, tenero e amaro, consegna però una morale chiarissima: se si insegue un sogno e se si ha il coraggio di condividerlo alla fine si finisce per realizzarlo… qualche volta. Ebbene da oggi, che al 1600 di Pennsylvania Avenue di Washington D.C. è arrivato il nuovo inquilino, è lecito puntare in alto. Il risultato infatti delle elezioni americane ci consegna non tanto un nuovo presidente USA, ma la certezza che ancora qualcosa può muovere questa società che, pur imbalsamata dalle televisioni, intorpidita dal benessere, impaurita dall’11 settembre, può imparare a credere e a sperare, a lottare per un futuro migliore.
Caro Barack, il compito è arduo e le aspettative immense. Ma hai già fatto qualcosa di grande: hai fatto intravvedere la possibilità di cambiare la storia. Sì, gli Ideali sono ancora quello che gli uomini cercano: un qualcosa per cui lottare e spendere la vita. Comunque vadano i prossimi 4 anni, grazie.
Il film era “Be kind, rewind”, una commedia semplice ma esilarante che racconta di un gruppo di sfigati che, per difendere un noleggio vhs (tecnologia già di per sé out), si reinventa casa di produzione e che finisce per trovare il sostegno di tutti gli abitanti del quartiere
(consiglio peraltro una visita al divertente sito ufficiale del film).
Il film, tenero e amaro, consegna però una morale chiarissima: se si insegue un sogno e se si ha il coraggio di condividerlo alla fine si finisce per realizzarlo… qualche volta. Ebbene da oggi, che al 1600 di Pennsylvania Avenue di Washington D.C. è arrivato il nuovo inquilino, è lecito puntare in alto. Il risultato infatti delle elezioni americane ci consegna non tanto un nuovo presidente USA, ma la certezza che ancora qualcosa può muovere questa società che, pur imbalsamata dalle televisioni, intorpidita dal benessere, impaurita dall’11 settembre, può imparare a credere e a sperare, a lottare per un futuro migliore.
Caro Barack, il compito è arduo e le aspettative immense. Ma hai già fatto qualcosa di grande: hai fatto intravvedere la possibilità di cambiare la storia. Sì, gli Ideali sono ancora quello che gli uomini cercano: un qualcosa per cui lottare e spendere la vita. Comunque vadano i prossimi 4 anni, grazie.
venerdì 24 ottobre 2008
Il pensiero unico, 2^ parte
Ariecco il solito giochino: il premier ora mostra i muscoli evocando la linea dura, con tanto di polizia e servizi, salvo poi smentire.
Dal Corriere della sera la trascrizione dell'intervento di mercoledì: "Convocherò oggi il Ministro degli Interni e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine per evitare che questo possa succedere".
Giovedì da Pechino dice: "Non ho mai detto né pensato che servisse mandare la polizia nelle scuole. I titoli dei giornali che ho potuto scorrere sono lontani dalla realtà".
La cosa che suscita maggior stupore è come se la canti e se la suoni, con i fidi orchestrali Mediaset che si attivano "buttare tutto in caciara", come dicono qui a Roma. Cercando nella rete ho trovato questo pezzo di Striscia la notizia (Mediaset)che sbeffeggia Studio Aperto (stessa parrochia)... è così gustoso che vale la pena di perdere i due minuti
E allora mi domando: qual'è la strategia?
Di certo, vista la posta in palio, nulla è lasciato al caso...
Qui fert malis auxilium, post tempus dolet.
Dal Corriere della sera la trascrizione dell'intervento di mercoledì: "Convocherò oggi il Ministro degli Interni e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine per evitare che questo possa succedere".
Giovedì da Pechino dice: "Non ho mai detto né pensato che servisse mandare la polizia nelle scuole. I titoli dei giornali che ho potuto scorrere sono lontani dalla realtà".
La cosa che suscita maggior stupore è come se la canti e se la suoni, con i fidi orchestrali Mediaset che si attivano "buttare tutto in caciara", come dicono qui a Roma. Cercando nella rete ho trovato questo pezzo di Striscia la notizia (Mediaset)che sbeffeggia Studio Aperto (stessa parrochia)... è così gustoso che vale la pena di perdere i due minuti
E allora mi domando: qual'è la strategia?
Di certo, vista la posta in palio, nulla è lasciato al caso...
Qui fert malis auxilium, post tempus dolet.
mercoledì 22 ottobre 2008
Il pensiero unico
Trovo difficile commentare le notizie che oggi rimbalzano dai notiziari... penso che viviamo giorni difficili, che dobbiamo rimboccarci le maniche.
La Cortellesi scherza, ma è una risata amara. Oggi Veltroni, per non essere da meno dell'ex procuratore di Montenero di Bisaccia che evoca regimi latinoamericani, chiama a raccolta la piazza, lui per primo sollecitandola.
Attenti, che non è questa la strada...
La Cortellesi scherza, ma è una risata amara. Oggi Veltroni, per non essere da meno dell'ex procuratore di Montenero di Bisaccia che evoca regimi latinoamericani, chiama a raccolta la piazza, lui per primo sollecitandola.
Attenti, che non è questa la strada...
lunedì 20 ottobre 2008
Buchmesse 2008: un bilancio
Ieri sera a Francoforte si sono spenti i riflettori sulla Buchmesse e, come sempre accade quando finisce una fiera, in quattro e quattr’otto si sono smontati gli stand, arrotolati i poster, inscatolati i libri e il materiale pubblicitario, mangiato l’ultimo wurstel e presa al volo la metropolitana per non arrivare tardi all’imbarco. Ma nella mente le rotelle –nel mio caso cigolando per la ruggine accumulata da anni di inutilizzo- riprendono a muoversi nel tentativo di imbastire un primo bilancio.
Tra le prime considerazioni certamente i numeri: alla fine gli accessi paganti sono stati 299.112 (!!!), un numero veramente stratosferico se si tiene conto che la fiera era riservata al solo pubblico professionale.
Per fare un confronto, al Salone del libro di Torino, il principale appuntamento italiano per il mercato librario, ha sì registrato poco più di 300mila visitatori ma era aperto a tutti: e di questi ben 20mila erano bambini. Ha cantato Elisa, c’era (badabèn a Torino) l’ex calciatore della Juventus Gianluca Pessotto e perfino il concerto dei (torinesi) Righeira… oddìo, non proprio la stessa scaletta vista a Francoforte.
Ma al di là dei numeri mi è sembrato di vedere un a certa stanchezza, in tutti i padiglioni si percepiva un senso di staticità… provo a spiegarmi meglio. Vedi al settore italiano: forse per il fatto che nessuno aveva una macchinetta del caffè, si sonnecchiava. Quello fatto al bar tedesco era pessimo (vedi l’insegna), ma il non aver portato una macchina degna di questo importante rito è già indice dell’impegno profuso dai nostri editori.
Ma neppure i principali player del nostro settore non hanno “fatto del cinema”: Ebsco si è limitata ad allungare lo stand di qualche metro mentre Swets ha tenuto quello di sempre; Wiley, dopo aver acquisito tutto il listino periodici Blackwell, si è dimenticata di organizzarne la vendita e nessuno sapeva dar spiegazioni; perfino la Random House, arroccata nel suo castello bianco ), non gettava ponti all’esterno.
Girava un gossip gustoso: Anne-Solange Noble, responsabile dei diritti Gallimard, non ha neppure provato a vendere i diritti del nuovo libro che il premio nobel Gustave Le Clezio ha pubblicato all’inizio di questo 2008 (Ritournelle de la faim) perché al primo tentativo di cessione con un importante editore statunitense si è sentita rispondere “Le Clezio chi?”. Meglio lasciar perdere…
Evabbè, forse la crisi finanziaria che ha tenuto il tutto un po’ sottotono ma Francoforte resta comunque la piazza per far mercato del libro e di quanto ci gira attorno. L’Appuntamento con la A maiuscola.
venerdì 17 ottobre 2008
Buchmesse 2008: il terzo giorno
Oggi è stato il giorno di Orhan Pamuk e di Roberto Saviano: acclamatissimi in fiera, c’erano parties ovunque andassero. Il loro editore tedesco (Hanser) si è dato proprio un gran daffare a montare l'evento a suon di scorte armate e televisioni. Dal canto mio ho preferito la festa organizzata allo stand collettivo irlandese (vedi foto nella galleria…), con musica tradizionale e Guinness.
Ma anche un altro pezzetto d’Italia è salito alla ribalta della kermesse comparendo -senza mitra- nel giornale della fiera (sì, ne viene stampato uno tutte le mattine…): nella rubrica delle “Stars at the Buchmesse” si vede, unico non tedesco, Roberto Calasso, l’editor di Adelphi… della serie quando la classe non è acqua.
Anche quest’oggi con i suoi 53mila visitatori la Buchmesse ha regalato forti emozioni… noi ce la siamo giocata con Cambridge University Press, Walter De Gruyter, Kluwer, Brepols, editori con i quali ormai da anni lavoriamo. Abbiamo anche incontrato Paolo Pisanti (Presidente dell'Associazione dei Librai) con il quale abbiamo fatto proprio una bella chiacchierata... Ma il pezzo forte è stato tra noi: che squadra ragazzi! Un’esperienza così non la dimenticheremo tanto presto. Alla fine abbiamo trovato una specie di pub dove ci hanno servito un piatto tipicissimo: il cosciotto di Asterix con i crauti e la birra… Donato commentava che tanta carne così normalmente non la mangia neanche in un mese! Non ho capito però tutte quelle male lingue sulla quantità di birra che è entrata e uscita dal mio bicchiere… tutta invidia.
Oggi era però per me, Franco, Alfredo e Carmelita, l’ultimo giorno. Domani mattina sul presto torneremo in Italia lasciando lo stand nelle mani di Lucia, Elena e Donato.
Se devo fare un bilancio non posso che dire, come commentavamo pochi minuti fa con Franco, che se a una cosa è servito venire qui è stato il fare squadra… e non è una frase fatta. A noi continuare.
Foto, come d'uso, nella galleria del blog.
Ma anche un altro pezzetto d’Italia è salito alla ribalta della kermesse comparendo -senza mitra- nel giornale della fiera (sì, ne viene stampato uno tutte le mattine…): nella rubrica delle “Stars at the Buchmesse” si vede, unico non tedesco, Roberto Calasso, l’editor di Adelphi… della serie quando la classe non è acqua.
Anche quest’oggi con i suoi 53mila visitatori la Buchmesse ha regalato forti emozioni… noi ce la siamo giocata con Cambridge University Press, Walter De Gruyter, Kluwer, Brepols, editori con i quali ormai da anni lavoriamo. Abbiamo anche incontrato Paolo Pisanti (Presidente dell'Associazione dei Librai) con il quale abbiamo fatto proprio una bella chiacchierata... Ma il pezzo forte è stato tra noi: che squadra ragazzi! Un’esperienza così non la dimenticheremo tanto presto. Alla fine abbiamo trovato una specie di pub dove ci hanno servito un piatto tipicissimo: il cosciotto di Asterix con i crauti e la birra… Donato commentava che tanta carne così normalmente non la mangia neanche in un mese! Non ho capito però tutte quelle male lingue sulla quantità di birra che è entrata e uscita dal mio bicchiere… tutta invidia.
Oggi era però per me, Franco, Alfredo e Carmelita, l’ultimo giorno. Domani mattina sul presto torneremo in Italia lasciando lo stand nelle mani di Lucia, Elena e Donato.
Se devo fare un bilancio non posso che dire, come commentavamo pochi minuti fa con Franco, che se a una cosa è servito venire qui è stato il fare squadra… e non è una frase fatta. A noi continuare.
Foto, come d'uso, nella galleria del blog.
giovedì 16 ottobre 2008
Buchmesse 2008: il secondo giorno
Come sempre accade, dopo un giorno di rodaggio la fiera scalda i motori: nei corridoi della Buchmesse c’erano oggi più di 57.000 persone … come se tutti gli abitanti di Avellino o di Cuneo si fossero dati appuntamento nella stessa piazza, portandosi appresso perdipiù tutti i loro libri!
Anche oggi i padiglioni della fiera erano brulicante di agenti letterari, scout dei colossi americani, disegnatori, scrittori, editori, librai, tipografi, insomma tutto il mondo che ruota attorno al libro. E dovunque trattative, presentazioni, dibattiti.
Oggi alla Buchmesse si è fatto un gran parlare delle soluzioni digitali che le nuove tecnologie stanno offrendo, rivoluzionando un po’ tutti i settori ma in particolar modo quello della diffusione del content: star sotto i riflettori il nuovo pocket reader per i libri elettronici Readius, che è stato lanciato oggi in gran spolvero. Piccolissimo e dal peso piuma (è ripiegabile e sta nel taschino della giacca), ha una settimana di autonomia e può contenere un’intera biblioteca… sarà, ma a me le pagine di un libro attirano di più.
Per noi di Città Nuova è stato un giorno importante per i contatti avuti con gli altri editori sia per la cessione e l’acquisto dei diritti, sia per i contatti e gli accordi stipulati per la distribuzione e i servizi tipografici. E' stato però anche il giorno dell’ormai tradizionale cena offerta a tutte le altre editrici del gruppo da Neue Stadt, l’editrice tedesca. È stata l’occasione di confrontarci informalmente su quanto accade nelle rispettive redazioni, raccontandosi come è andato l’anno e per stringere ancor più stretti legami di collaborazione.
Alla fine stremati, dopo aver aggiornato il blog e caricato una nuova piccola selezione di foto, a nanna.
Anche oggi i padiglioni della fiera erano brulicante di agenti letterari, scout dei colossi americani, disegnatori, scrittori, editori, librai, tipografi, insomma tutto il mondo che ruota attorno al libro. E dovunque trattative, presentazioni, dibattiti.
Oggi alla Buchmesse si è fatto un gran parlare delle soluzioni digitali che le nuove tecnologie stanno offrendo, rivoluzionando un po’ tutti i settori ma in particolar modo quello della diffusione del content: star sotto i riflettori il nuovo pocket reader per i libri elettronici Readius, che è stato lanciato oggi in gran spolvero. Piccolissimo e dal peso piuma (è ripiegabile e sta nel taschino della giacca), ha una settimana di autonomia e può contenere un’intera biblioteca… sarà, ma a me le pagine di un libro attirano di più.
Per noi di Città Nuova è stato un giorno importante per i contatti avuti con gli altri editori sia per la cessione e l’acquisto dei diritti, sia per i contatti e gli accordi stipulati per la distribuzione e i servizi tipografici. E' stato però anche il giorno dell’ormai tradizionale cena offerta a tutte le altre editrici del gruppo da Neue Stadt, l’editrice tedesca. È stata l’occasione di confrontarci informalmente su quanto accade nelle rispettive redazioni, raccontandosi come è andato l’anno e per stringere ancor più stretti legami di collaborazione.
Alla fine stremati, dopo aver aggiornato il blog e caricato una nuova piccola selezione di foto, a nanna.
mercoledì 15 ottobre 2008
Frankfurter Buchmesse 2008
A parlare di libri a Francoforte si cominciò fin da quando Johannes Gutenberg proprio lì vicino (a Magonza…) inventò la stampa a lettere mobili. Così già nell'800 la fiera di Francoforte si impose come la rassegna libraria più importante in Europa.
Ora la Frankfurter Buchmesse è la fiera del libro più grande del mondo ed è divenuta col tempo un vero marchio di qualità per la cultura.
Una passeggiata per la Buchmesse assomiglia a un viaggio intorno al mondo: 7.000 espositori da più di 100 paesi presentano i loro libri ai visitatori, tutti addetti ai lavori. Sono numeri da capogiro per un industria, come quella del libro, che per sua stessa natura si presenta generalmente con numeri ben più bassi e con platee ridotte al pubblico “colto”.
E per Città Nuova è una tappa importante dell’anno perché offre la possibilità di confrontarsi con l’editoria internazionale, respirando della cultura degli altri paesi. Sarà un momento importante per consolidare le varie partnership distributive e i rapporti commerciali internazionali che si sono sviluppati nel corso degli anni. Ma è anche occasione di un incontro con gli altri che lavorano per le Città Nuova non italiane, per fare progetti di lavoro comuni, per fare squadra.
Oggi, il primo giorno, è stato dal canto mio un vero e proprio massacro. Con gli occhi fuori dalle orbite, sembravo uno bimbo al luna park: veramente per noi addetti ai lavori è un’esperienza unica. Alla fine però si cade quasi a terra dalla stanchezza. La fiera si estende in una superficie così ampia che forma una città nella città: i vari padiglioni sono collegati tra loro da un tapis roulant o da bus navetta… andando dal padiglione tedesco a quello francese, ci sono 6 rampe di scale mobili, almeno un chilometro di “nastro trasportatore” e vari altri corridoi in saliscendi. E tutti corrono, indaffarati, cellulare all’orecchio e occhio all’orologio: perché la fiera costa, c’è solo 4 giorni l’anno e bisogna farla fruttare. Appuntamenti ogni 30 minuti: tasto su “on” alle 9:00, mentre per l’“off” non prima delle 18:00.
Ci sarà da divertirsi… anche visto i figuri che mi accompagnano. ...speriamo di arrivare vivi alla fine!
E come d'abitudine, nella galleria del blog altre foto sono disponibili...
Ora la Frankfurter Buchmesse è la fiera del libro più grande del mondo ed è divenuta col tempo un vero marchio di qualità per la cultura.
Una passeggiata per la Buchmesse assomiglia a un viaggio intorno al mondo: 7.000 espositori da più di 100 paesi presentano i loro libri ai visitatori, tutti addetti ai lavori. Sono numeri da capogiro per un industria, come quella del libro, che per sua stessa natura si presenta generalmente con numeri ben più bassi e con platee ridotte al pubblico “colto”.
E per Città Nuova è una tappa importante dell’anno perché offre la possibilità di confrontarsi con l’editoria internazionale, respirando della cultura degli altri paesi. Sarà un momento importante per consolidare le varie partnership distributive e i rapporti commerciali internazionali che si sono sviluppati nel corso degli anni. Ma è anche occasione di un incontro con gli altri che lavorano per le Città Nuova non italiane, per fare progetti di lavoro comuni, per fare squadra.
Oggi, il primo giorno, è stato dal canto mio un vero e proprio massacro. Con gli occhi fuori dalle orbite, sembravo uno bimbo al luna park: veramente per noi addetti ai lavori è un’esperienza unica. Alla fine però si cade quasi a terra dalla stanchezza. La fiera si estende in una superficie così ampia che forma una città nella città: i vari padiglioni sono collegati tra loro da un tapis roulant o da bus navetta… andando dal padiglione tedesco a quello francese, ci sono 6 rampe di scale mobili, almeno un chilometro di “nastro trasportatore” e vari altri corridoi in saliscendi. E tutti corrono, indaffarati, cellulare all’orecchio e occhio all’orologio: perché la fiera costa, c’è solo 4 giorni l’anno e bisogna farla fruttare. Appuntamenti ogni 30 minuti: tasto su “on” alle 9:00, mentre per l’“off” non prima delle 18:00.
Ci sarà da divertirsi… anche visto i figuri che mi accompagnano. ...speriamo di arrivare vivi alla fine!
E come d'abitudine, nella galleria del blog altre foto sono disponibili...
giovedì 9 ottobre 2008
Un giorno da Napoleone
Ieri sono stato ad Ancona per sbrigare alcune pratiche con Paolo Catania, il referente Città Nuova per le Marche. Un vero principe del libro: il suo "regno", protetto a ovest dall'appennino, confina a nord con San Marino e si estende giù fino al Tronto. Mi attendevo una raffica di carte, numeri e fogli excel e invece…
Già, c’era da fare il sopralluogo per preparare un’esposizione in vista di un grosso convegno e allora, dopo pochi minuti di scrivania, il mio omonimo mi invita a seguirlo per una strada che si inerpica sul monte Conero… mi dice: “vedrai che non ti dispiacerà…”
Urca, se aveva ragione!
Sembrava di essere ai tropici: tra surfisti e barche a vela, complice la giornata di sole, c’era un sacco di gente che faceva il bagno (invidia…). Che fare se non provare a vedere come si mangia nei ristorantini col tetto di lamiera ma con i tavolini sulla sabbia? arrivava un profumino... e poi, foto a raffica (vedi galleria del blog).
E devo dire che, forse complice la passeggiata tra la spiaggia e il boschetto che da questa si inerpica sul Conero, è stato un pomeriggio di grande condivisione.
Una giornata da favola, proprio quando non te l’aspetti.
Grazie Napolenone...
Già, c’era da fare il sopralluogo per preparare un’esposizione in vista di un grosso convegno e allora, dopo pochi minuti di scrivania, il mio omonimo mi invita a seguirlo per una strada che si inerpica sul monte Conero… mi dice: “vedrai che non ti dispiacerà…”
Urca, se aveva ragione!
Sembrava di essere ai tropici: tra surfisti e barche a vela, complice la giornata di sole, c’era un sacco di gente che faceva il bagno (invidia…). Che fare se non provare a vedere come si mangia nei ristorantini col tetto di lamiera ma con i tavolini sulla sabbia? arrivava un profumino... e poi, foto a raffica (vedi galleria del blog).
E devo dire che, forse complice la passeggiata tra la spiaggia e il boschetto che da questa si inerpica sul Conero, è stato un pomeriggio di grande condivisione.
Una giornata da favola, proprio quando non te l’aspetti.
Grazie Napolenone...
lunedì 6 ottobre 2008
Face the candidates: risultato del sondaggio
Eccoci allora all'analisi del voto. Abbiamo chiesto ai lettori del blog "chi pensi vincerà la sfida alla Casa Bianca?"... una domanda facile e diretta, resa però viscida dalla rosa dei candidati proposti: Barack Obama, John McCain, Silvio Berlusconi e, a sorpresa, trascinato dai commenti al post "E allora, che facciamo?", mi sono goliardicamente proposto anch'io.
Ebbene, risultato a sorpresa, ho ottenuto gli stessi voti di Silvio (che qualche buontempone ha avuto il coraggio di votare): considerando che lui ha usato le sue sei televisioni per imporsi anche in questo sondaggio, direi che il risultato appaga il mio ego, sempre straripante.
Scontato invece il risultato in termini assoluti che ha visto il messianico Barack vincere di un'incollatura su tutti.
Lo aspetto però per nuove sfide: non è lui quello dell'audacia (della speranza, titolo del suo libro ndr)? E allora, visto che la fortuna aiuta gli audaci e che la speranza è l'ultima a morire...
Ebbene, risultato a sorpresa, ho ottenuto gli stessi voti di Silvio (che qualche buontempone ha avuto il coraggio di votare): considerando che lui ha usato le sue sei televisioni per imporsi anche in questo sondaggio, direi che il risultato appaga il mio ego, sempre straripante.
Scontato invece il risultato in termini assoluti che ha visto il messianico Barack vincere di un'incollatura su tutti.
Lo aspetto però per nuove sfide: non è lui quello dell'audacia (della speranza, titolo del suo libro ndr)? E allora, visto che la fortuna aiuta gli audaci e che la speranza è l'ultima a morire...
sabato 4 ottobre 2008
Essere famiglia per suscitare fratenità
Questo weekend, assieme a Maria Chiara, ho preso parte all'annuale appuntamento delle segreterie del movimento Famiglie Nuove.
È stato, come sempre, un convengo molto interessante e pieno di risvolti pratici. Dal confronto tra le delegazioni giunte da tutte le parti del mondo infatti (nella foto qui sotto quella proveniente dalla Korea) si è discusso delle nuove sfide culturali che la società deve affrontare oggi. Soprattutto si è cercato, anche grazie ai lavori di gruppo, di fare il punto sulla crisi che colpisce quella struttura fondamentale della società che è la famiglia.
Si constata infatti (illuminante in questo senso l’intervento di Letizia e Luca Magri) che nella cultura occidentale contemporanea la verità è tale solo se misurabile attraverso un metodo scientifico. Deriva da ciò l'impossibilità di sostenere l’esistenza di una verità assoluta su ciò che è bene e su ciò che è male proprio perché non misurabili con questo metodo.
Per questo ogni opinione personale diventa una verità, ogni scelta individuale è indifferente, ogni bisogno soggettivo chiede di essere riconosciuto come diritto.
Si crea così una mentalità fortemente individualistica che sfocia nell’arbitrio e indebolisce il senso di responsabilità verso il bene comune e la solidarietà, con gravi ricadute sul vissuto delle persone e delle famiglie. Pensiamo ai gravi problemi derivanti da alcune scelte politiche e legislative relative alla famiglia nelle società occidentali; oppure gli effetti di alcune applicazioni terapeutiche della ricerca scientifica o di prassi sociali più o meno diffuse, quasi sempre funzionali alla necessità del mercato di garantire continuamente nuovi consumatori. Senza dimenticare le scelte economiche e finanziarie orientate al profitto di pochi, che in un mondo globalizzato portano le famiglie di tanti paesi a soffrire gravissime difficoltà.
È in questo scenario che si è ricercato il senso del nostro agire, a cercare di sottolineare e dar corpo al contributo di Famiglie Nuove. E tutto, anche questa volta, è venuto fuori dal vissuto. Ad una cultura che tende al consumismo, Famiglie Nuove propone la cultura del dare; di fronte alla frammentazione sociale, le nostre famiglie creano reti di solidarietà; dove la mentalità corrente rifiuta il dolore, la malattia, il limite, la nostra cultura accoglie e valorizza la persona umana, anche nelle diverse condizioni di fragilità fisica e spirituale.
Lascio questi giorni con una gran voglia di fare e una rinnovata speranza. Chissà che non mi dia una mossa una buona volta…
Comincio col presentare l’iniziativa Una famiglia una casa (vedi clip di presentazione nella barra di dx): con un sms si contribuisce con un euro alle attività a sostegno dei 18.650 bambini inseriti nei progetti di sostegno a distanza dell’Onlus Azione per Famiglie Nuove. Il numero è 48583… facile no?
domenica 28 settembre 2008
E allora, che facciamo?
Ieri sera, nelle chiacchiere del dopo cena, forse stimolati da un quantitativo eccessivo di birra belga, partendo da tematiche frivole (dall'imitazione che fa Fiorello di Ignazio La Russa...) siamo arrivati a parlare dei mali, veri o presunti, della società.
Le letture erano diverse, luci ed ombre ovviamente, anche se la percezione di essere arrivati ad un punto di non ritorno era comune, com'era comune l'esigenza di fare qualcosa. Ma cosa?
Nella nostra analisi impietosa chi usciva con le ossa piú rotte erano i politici con tutto il carrozzone del sistema partitocratico... ma non abbiamo anche noi un Barak Obama da tirar fuori dal cilindro?
Quando poi dalla birra belga si é passati a quella tedesca è stato il momento più cupo (evidentemente troppo amara la lager...).
Vedi Roma, ad esempio.
Checco (che è ingegnere e queste cose le sa, che gli ingegneri sanno sempre tutto di default) ci dice che nell'area metropoplitana si incrociano giornalmente più di 3 milioni e 700 mila persone e di questi circa l'8% proviene da un paese estero... il IV Municipio conta 198 mila abitanti, circa una volta e mezza quelli dell'intero territorio della provincia di Vicenza: numeri da capogiro! Qualsiasi iniziativa corre il rischio di sembrare una goccia nell'oceano... e quindi, che fare? Meglio lasciar perdere e aspettare tempi migliori.
A me non è rimasto che calare l'asso, l'editoriale di Loriga (da Città Nuova nr. 18/2008), che "da una sorta di resa totale" della società esorta a partire dal locale, dal riscoprire la fraternità come paradigma dei rapporti umani... ho citato anche la frase finale, quella della "gente che fa gruppo" e anima lo spazio di partecipazione con quello che sa fare, con le proprie capacità. È scattato l'applauso e la proposta a candidarmi alle amministrative. Per fortuna che si era in famiglia e questi brutti scherzi passano subito (grazie anche alla birra...).
Le letture erano diverse, luci ed ombre ovviamente, anche se la percezione di essere arrivati ad un punto di non ritorno era comune, com'era comune l'esigenza di fare qualcosa. Ma cosa?
Nella nostra analisi impietosa chi usciva con le ossa piú rotte erano i politici con tutto il carrozzone del sistema partitocratico... ma non abbiamo anche noi un Barak Obama da tirar fuori dal cilindro?
Quando poi dalla birra belga si é passati a quella tedesca è stato il momento più cupo (evidentemente troppo amara la lager...).
Vedi Roma, ad esempio.
Checco (che è ingegnere e queste cose le sa, che gli ingegneri sanno sempre tutto di default) ci dice che nell'area metropoplitana si incrociano giornalmente più di 3 milioni e 700 mila persone e di questi circa l'8% proviene da un paese estero... il IV Municipio conta 198 mila abitanti, circa una volta e mezza quelli dell'intero territorio della provincia di Vicenza: numeri da capogiro! Qualsiasi iniziativa corre il rischio di sembrare una goccia nell'oceano... e quindi, che fare? Meglio lasciar perdere e aspettare tempi migliori.
A me non è rimasto che calare l'asso, l'editoriale di Loriga (da Città Nuova nr. 18/2008), che "da una sorta di resa totale" della società esorta a partire dal locale, dal riscoprire la fraternità come paradigma dei rapporti umani... ho citato anche la frase finale, quella della "gente che fa gruppo" e anima lo spazio di partecipazione con quello che sa fare, con le proprie capacità. È scattato l'applauso e la proposta a candidarmi alle amministrative. Per fortuna che si era in famiglia e questi brutti scherzi passano subito (grazie anche alla birra...).
lunedì 22 settembre 2008
Vivere la città con Città Nuova. Il giorno dopo.
Forse proprio per il numero dei presenti e per la palpabile qualità dei laboratori, avevo previsto un grandioso post di chiusura… un ampio e definitivo commento sul convegno in cui fossero riportate, come in un documento programmatico, le decisioni tecnico-pratiche lì emerse… ebbene: non mi riesce.
Quest’anno infatti ci siamo lasciati senza una consegna precisa, tutto sembra ancora da scrivere. Ripartiamo però da Castel Gandolfo con la promessa di lavorare "a rete" (privilegiando i rapporti... ricordate?) e con una grandissima voglia di fare. Personalmente ho vissuto questi tre giorni (a dire il vero domenica ho marinato a favore del matrimonio di Luca e Gigia…) come in immersione in un orizzonte più vasto, un tuffo nell’inesplorato. Sia gli interventi di tipo “tecnico” sia (ma forse ancor più) quelli legati alla ragione dell’esistenza di Città Nuova, mi hanno fatto scoprire aspetti nuovi della nostra attività, facendomi respirare –concreto e vissuto- quello che siamo chiamati a portare nel mondo dell’informazione, dei media e, più in generale, nella cultura contemporanea.
Sarà che sono un tipo dai facili entusiasmi, ma penso che questo convegno segnerà uno spartiacque nella storia di Città Nuova: ci sarà un prima e un dopo. Una storia di più di cinquant’anni ci ha portato a questo convegno e ora si sta svelando una via futura, tutta ancora da scoprire e da percorrere…
Saremo in grado di non deludere le aspettative?
sabato 20 settembre 2008
Vivere la città con Città Nuova
Un post rapido rapido da Castelgandolfo (RM), dove si sta svolgendo il convegno annuale di Città Nuova. Ieri 200, oggi 600 persone… entusiaste.
S’è cominciato volando subito alto, con una tavola rotonda alla luce della mission del nostro gruppo editoriale, sul senso della nostra presenza nell’attuale contesto culturale e sociale.
Paolo Loriga, Donato Falmi e Lucia Fronza veramente hanno messo in luce la necessità della nostra azione, che possa portare la nostra cultura sempre più al largo in giri sempre più ampi nella società.
Il contributo di Felice Ruotolo è stato molto apprezzato per la sua concretezza, di come si possa far conbaciare professionalità e idealità.
Nel pomeriggio un esperimento nuovo: workgroup per zone, con la contemporanea presenza di chi nel territorio è vicino/legato/promuove la nostra cultura. Prove di dialogo… ma sono uscite tante nuove idee e stimoli, anche importanti.
Stamattina la visita della neo-Presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce Emmaus (che ci ha tra l’altro raccontato di come il primo passo nella conoscenza del Movimento sia avvenuto proprio attraverso il nostro periodico) ci ha fatto intravedere nuove sfide e i grandi sviluppi futuri che saranno possibili nel lavoro di squadra, “favorendo i rapporti”.
Michele, Donato e Danilo, parlando a braccio e con grande leggerezza, hanno con disinvoltura e slancio ripercorso l’anno passato rilanciando la sfida per il 2009/2010.
Personalmente devo dire che veramente il discorso mi sembra entusiasmante e concreto...
Altre foto nella galleria del blog.
S’è cominciato volando subito alto, con una tavola rotonda alla luce della mission del nostro gruppo editoriale, sul senso della nostra presenza nell’attuale contesto culturale e sociale.
Paolo Loriga, Donato Falmi e Lucia Fronza veramente hanno messo in luce la necessità della nostra azione, che possa portare la nostra cultura sempre più al largo in giri sempre più ampi nella società.
Il contributo di Felice Ruotolo è stato molto apprezzato per la sua concretezza, di come si possa far conbaciare professionalità e idealità.
Nel pomeriggio un esperimento nuovo: workgroup per zone, con la contemporanea presenza di chi nel territorio è vicino/legato/promuove la nostra cultura. Prove di dialogo… ma sono uscite tante nuove idee e stimoli, anche importanti.
Stamattina la visita della neo-Presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce Emmaus (che ci ha tra l’altro raccontato di come il primo passo nella conoscenza del Movimento sia avvenuto proprio attraverso il nostro periodico) ci ha fatto intravedere nuove sfide e i grandi sviluppi futuri che saranno possibili nel lavoro di squadra, “favorendo i rapporti”.
Michele, Donato e Danilo, parlando a braccio e con grande leggerezza, hanno con disinvoltura e slancio ripercorso l’anno passato rilanciando la sfida per il 2009/2010.
Personalmente devo dire che veramente il discorso mi sembra entusiasmante e concreto...
Altre foto nella galleria del blog.
venerdì 5 settembre 2008
Marco Olmo. Un uomo, un mito.
Sono da qualche giorno per lavoro tra Varese e Brescia e stamattina, insperata, mi si è offerta l'opportunità di fare una sgambata con Gianluca: nientemeno che il mitico "doppio giro del castello" di Brescia. Dovete sapere che Gianluca è un filosofo professionista (ha recentemente pubblicato per Città Nuova nella collana Idee/Filosofia "Metafisica della soglia") e ha trasformato l'uscita in una seduta zen sull'arte della corsa.
Si è parlato della corsa in natura e del suo significato. Mi ha parlato di un grande campione, schivo e riservato, che lontano dai riflettori dello sport-spettacolo, macina chilometri confrontandosi solo con se stesso.
Allora ho cercato documentazione e ho trovato un sacco di materiale, molto interessante. Su youtube ho pescato questo video, che lo presenta sia attraverso immagini delle sue maggiori imprese ma anche attraverso la sua vita semplice, come quella di uno di noi. Marco è il più forte ultramaratoneta al mondo: nato a Robilante, un piccolo paese delle Alpi piemontesi in Valle Vermenagna, ha vinto tutto, dal deserto del Marocco alle nevi del Monte Bianco. Di lui si può veramente dire "un uomo, un mito". Buona visione...
Si è parlato della corsa in natura e del suo significato. Mi ha parlato di un grande campione, schivo e riservato, che lontano dai riflettori dello sport-spettacolo, macina chilometri confrontandosi solo con se stesso.
Allora ho cercato documentazione e ho trovato un sacco di materiale, molto interessante. Su youtube ho pescato questo video, che lo presenta sia attraverso immagini delle sue maggiori imprese ma anche attraverso la sua vita semplice, come quella di uno di noi. Marco è il più forte ultramaratoneta al mondo: nato a Robilante, un piccolo paese delle Alpi piemontesi in Valle Vermenagna, ha vinto tutto, dal deserto del Marocco alle nevi del Monte Bianco. Di lui si può veramente dire "un uomo, un mito". Buona visione...
lunedì 1 settembre 2008
Quando il marketing è virale
Ieri ho preso parte alla Nike+ Human Race, la gara podistica di 10 chilometri organizzata dalla Nike in contemporanea in 26 capitali nel mondo (da Shangai a Quito). Beh, devo dire che hanno fatto le cose proprio in grande. Io ho archiviato la pratica con un modesto 45’32’’ ma a fianco dei più forti atleti italiani (e c’erano proprio tutti…) e a grandissimi campioni come Paul Tergat: c’era perfino Carl Lewis (sì lui, il figlio del vento) a dare il via! L’emozione è stata molto forte per questa festa dello sport.
Sotto sotto però, era netta la sensazione di partecipare ad un grande esperimento globalizzante: siccome le maglie le fanno loro, era ovvio che facessero la maglietta direttamente col pettorale stampato e quindi tutti vestivano la stessa maglietta rossa. Tutti i 10 km erano un continuo susseguirsi di logo e marchio Nike che, senza soluzione di continuità, ti bombardavano tanto da destra che da sinistra tanto che si è passati in piazza di Spagna senza neanche accorgersene… e via discorrendo si potrebbe andare avanti per ore.
Tutto vero certo, ma la festa c’è stata. E quando una cosa è ben fatta si passa sopra a tante cose: affianco all’enormità dell’organizzazione (docce a nebulizzazione, migliaia di bottiglie di integratori, stand di massaggiatori alla fine…) si sono visti piccoli dettagli trascurati perché insignificanti per un uomo del marketing, ma rilevantissimi per un podista. Basti pensare che all’arrivo, in piena curva, sulla linea di traguardo quando i grandi atleti arrivano imballati come treni, bisognava percorrere 20 metri sulla sabbia: sulla sabbia!!! Ma come gli sarà potuto sfuggire un dettaglio simile? Semplice: la sabbia in televisione non si vede e chi ha organizzato il tutto non è un runner!
Sotto sotto però, era netta la sensazione di partecipare ad un grande esperimento globalizzante: siccome le maglie le fanno loro, era ovvio che facessero la maglietta direttamente col pettorale stampato e quindi tutti vestivano la stessa maglietta rossa. Tutti i 10 km erano un continuo susseguirsi di logo e marchio Nike che, senza soluzione di continuità, ti bombardavano tanto da destra che da sinistra tanto che si è passati in piazza di Spagna senza neanche accorgersene… e via discorrendo si potrebbe andare avanti per ore.
Tutto vero certo, ma la festa c’è stata. E quando una cosa è ben fatta si passa sopra a tante cose: affianco all’enormità dell’organizzazione (docce a nebulizzazione, migliaia di bottiglie di integratori, stand di massaggiatori alla fine…) si sono visti piccoli dettagli trascurati perché insignificanti per un uomo del marketing, ma rilevantissimi per un podista. Basti pensare che all’arrivo, in piena curva, sulla linea di traguardo quando i grandi atleti arrivano imballati come treni, bisognava percorrere 20 metri sulla sabbia: sulla sabbia!!! Ma come gli sarà potuto sfuggire un dettaglio simile? Semplice: la sabbia in televisione non si vede e chi ha organizzato il tutto non è un runner!
lunedì 11 agosto 2008
Eco Trail del Gran Sasso
Nella domenica di Tagliariol, Pellielo e Guderzo, io e il buon Remo siamo partiti alle prime luci dell’alba per provare, ambedue per la prima volta, un trail. Risultato: amore a prima vista! La gara scelta era quella dell’Eco Trail del Gran Sasso, che come data ci veniva bene nel piano ferie. Forse un po’ tecnica per fungere da battesimo delle corse in montagna ma tant’è…
Con partenza dalla base della funivia di Fonte Cerreto (1120 mt), il percorso si sviluppava attraverso i sentieri del CAI lungo i ripidissimi valloni che portano a Campo Imperatore (2130 mt), ove c’era un traguardo intermedio del Km Verticale, per allungarsi poi fino alla Sella di Monte Aquila (2235 mt). Di qui siamo scesi verso il Rifugio Garibaldi (2131 mt) e poi ancora giù fino a risalire il sentiero che porta al passo della Portella (2260 mt). E da qui una discesa di 1100 metri di dislivello (“a tutta manetta”) lungo il sentiero del Vallone di Portella, ci ha riportati fino all’arrivo di Fonte Cerreto. I chilometri alla fine erano circa 16…
Veramente le sensazioni di correre in natura (e che natura, quella del Parco!) sono difficili da descrivere… così, com’è mio costume, ho provato a mettere assieme un po’ di foto, alcune fatte da me (quelle brutte) e altre fatte dagli amici di Risk4Sport.com, partner tecnico della gara.
Buon divertimento.
Con partenza dalla base della funivia di Fonte Cerreto (1120 mt), il percorso si sviluppava attraverso i sentieri del CAI lungo i ripidissimi valloni che portano a Campo Imperatore (2130 mt), ove c’era un traguardo intermedio del Km Verticale, per allungarsi poi fino alla Sella di Monte Aquila (2235 mt). Di qui siamo scesi verso il Rifugio Garibaldi (2131 mt) e poi ancora giù fino a risalire il sentiero che porta al passo della Portella (2260 mt). E da qui una discesa di 1100 metri di dislivello (“a tutta manetta”) lungo il sentiero del Vallone di Portella, ci ha riportati fino all’arrivo di Fonte Cerreto. I chilometri alla fine erano circa 16…
Veramente le sensazioni di correre in natura (e che natura, quella del Parco!) sono difficili da descrivere… così, com’è mio costume, ho provato a mettere assieme un po’ di foto, alcune fatte da me (quelle brutte) e altre fatte dagli amici di Risk4Sport.com, partner tecnico della gara.
Buon divertimento.
mercoledì 30 luglio 2008
Mission impossible
Sembrava una missione imposibile, quella di traslocare armi e bagagli di Città Nuova e nel contempo proseguire l'attività.
E invece...
Ecco lo stato dei lavori ad oggi: tutto procede speditamente, grazie all'impresa cui sono stati affidati i lavori (che viaggia come una spada) ma, soprattutto, grazie alla collaborazione di tutti.
Ma c'è ancora tanto da fare...
Non me ne vogliano i colleghi, involontarie comparse del "filmino" :-)
E invece...
Ecco lo stato dei lavori ad oggi: tutto procede speditamente, grazie all'impresa cui sono stati affidati i lavori (che viaggia come una spada) ma, soprattutto, grazie alla collaborazione di tutti.
Ma c'è ancora tanto da fare...
Non me ne vogliano i colleghi, involontarie comparse del "filmino" :-)
giovedì 24 luglio 2008
Aggiungi un posto a tavola
Attorno alle 13:15 stavo parlando al telefono con un collega e chi mi entra in stanza?
In attesa di pubblicare (spero di riuscire domani…) un nuovo clip sul work in progress qui a Città Nuova, vi regalo l’istantanea che ritrae il gruppetto di “visitatori” che hanno sfidato questa torrida estate romana per venire a vedere lo stato di avanzamento dei lavori.
Ma pazientate: nuove e più significative immagini sono in arrivo.
In attesa di pubblicare (spero di riuscire domani…) un nuovo clip sul work in progress qui a Città Nuova, vi regalo l’istantanea che ritrae il gruppetto di “visitatori” che hanno sfidato questa torrida estate romana per venire a vedere lo stato di avanzamento dei lavori.
Ma pazientate: nuove e più significative immagini sono in arrivo.
sabato 12 luglio 2008
Dalla padella... alla brace!
Mercoledì a Roma faceva un caldo torrido… si viaggiava sui 35 gradi senza alcuna traccia del nostro famoso ponentino, che solitamente rende il clima nostra metropoli sopportabile e che il mondo ci invidia per l’opera persuasiva degli stornelli e di Venditti.
Ordunque, dalla tabella lavorativa mi si prospettava una sudataccia: la missione era di prendere una furgonata di libri e portarli a Roccaraso per la Mariapoli. Ma a consegna effettuata (che mi è valsa un piatto di pasta da urlo offertami dal buon Felice…) avevo il furgone scarico e davanti a me, come Cappuccetto Rosso, due opzioni: tornare per la via più lunga ma sicura e agevole, oppure tagliare per il bosco e la montagna. Cosa avresti deciso nei miei panni? Ovvio, come Cappuccetto Rosso ho preso per il bosco.
Che meraviglia: erano anni che non mi avventuravo per la statale Marsicana che, dritta dritta (coi tornanti ovviamente…), passa per il Parco Nazionale d’Abruzzo, Barrea e il suo lago, la Camosciara, Opi, Forca d’Acero e la val di Comino. Che profumi, che vista, che CENTUPLO!!! A Forca d’Acero, il valico, un panino con la salsiccia alla brace, un bicchiere di vino e… una volpe! Non potevo credere ai miei occhi: attirata dal profumo della carne una volpe (viva) è venuta fin dentro al Bar del Passo a rubacchiare gli avanzi.
Difficile esprimere le sensazioni provate, intime, davanti allo spettacolo della natura.
Ho caricato qualche foto nella galleria del blog… chissà: se qualcuno si sentisse attirato si potrebbe organizzare una scampagnata tutti assieme ad assaggiare il vino e le salsicce del Bar del Passo.
Mah, io la butto là… le iscrizioni sono aperte.
per vedere le foto clicca sul titolo...
Ordunque, dalla tabella lavorativa mi si prospettava una sudataccia: la missione era di prendere una furgonata di libri e portarli a Roccaraso per la Mariapoli. Ma a consegna effettuata (che mi è valsa un piatto di pasta da urlo offertami dal buon Felice…) avevo il furgone scarico e davanti a me, come Cappuccetto Rosso, due opzioni: tornare per la via più lunga ma sicura e agevole, oppure tagliare per il bosco e la montagna. Cosa avresti deciso nei miei panni? Ovvio, come Cappuccetto Rosso ho preso per il bosco.
Che meraviglia: erano anni che non mi avventuravo per la statale Marsicana che, dritta dritta (coi tornanti ovviamente…), passa per il Parco Nazionale d’Abruzzo, Barrea e il suo lago, la Camosciara, Opi, Forca d’Acero e la val di Comino. Che profumi, che vista, che CENTUPLO!!! A Forca d’Acero, il valico, un panino con la salsiccia alla brace, un bicchiere di vino e… una volpe! Non potevo credere ai miei occhi: attirata dal profumo della carne una volpe (viva) è venuta fin dentro al Bar del Passo a rubacchiare gli avanzi.
Difficile esprimere le sensazioni provate, intime, davanti allo spettacolo della natura.
Ho caricato qualche foto nella galleria del blog… chissà: se qualcuno si sentisse attirato si potrebbe organizzare una scampagnata tutti assieme ad assaggiare il vino e le salsicce del Bar del Passo.
Mah, io la butto là… le iscrizioni sono aperte.
per vedere le foto clicca sul titolo...
giovedì 3 luglio 2008
Perdente non è chi arriva ultimo in una gara, ma chi si siede e sta a guardare
Mi colpisce molto l’immagine di questo ragazzo che, pur senza gambe, corre come una saetta. Vola sui 400 in poco più di 45 secondi, a circa 32 km orari.
E dire che io quando corro lotto per mantenere i 13...
Ma non è la velocità né l’estetica del gesto atletico a colpire il cuore: è la tenacia con cui lotta e non si arrende. Questo è vero sport.
E dire che io quando corro lotto per mantenere i 13...
Ma non è la velocità né l’estetica del gesto atletico a colpire il cuore: è la tenacia con cui lotta e non si arrende. Questo è vero sport.
giovedì 26 giugno 2008
Tutti schedati!
Ieri nel corso dell'audizione davanti alla commissione Affari Costituzionali della Camera, il ministro Maroni ha spiegato che le forze dell'ordine che andranno nei campi nomadi per effettuare il censimento saranno accompagnate dal personale della Croce Rossa italiana e dai servizi sociali dei Comuni: così potranno essere schedati, in totale deroga alle attuali norme, anche i bambini…
“Non si tratta” spiega il Ministro dell’Interno “di una schedatura etnica, bensì di una ulteriore garanzia per la tutela dei loro diritti e per garantire a chi ha il diritto di stare in Italia migliori condizioni di vita”.
Trovo tutto questo molto triste… proprio non capisco come i pattuglioni del Reparto Mobile possano garantire migliori condizioni di vita a chi ha il diritto di restare. Prevedo invece un gran lavoro di telecamere e giornalisti per far vedere i muscoli del nuovo governo. Con l’aggravante tragicomica poi che se poi il rom (che magari è nato in Italia e qui ha fatto le scuole) mi commette un reato, andrà processato fra vent’anni perché il relativo processo verrà rinviato per la “salva-premier”!
Ah, cosa non si fa per una telecamera…
“Non si tratta” spiega il Ministro dell’Interno “di una schedatura etnica, bensì di una ulteriore garanzia per la tutela dei loro diritti e per garantire a chi ha il diritto di stare in Italia migliori condizioni di vita”.
Trovo tutto questo molto triste… proprio non capisco come i pattuglioni del Reparto Mobile possano garantire migliori condizioni di vita a chi ha il diritto di restare. Prevedo invece un gran lavoro di telecamere e giornalisti per far vedere i muscoli del nuovo governo. Con l’aggravante tragicomica poi che se poi il rom (che magari è nato in Italia e qui ha fatto le scuole) mi commette un reato, andrà processato fra vent’anni perché il relativo processo verrà rinviato per la “salva-premier”!
Ah, cosa non si fa per una telecamera…
lunedì 23 giugno 2008
A Pozzuoli per il convegno annuale ABEI
Eravamo un nutrito gruppo quest’oggi a rappresentare Città Nuova a Pozzuoli, per il convegno annuale dei bibliotecari ecclesiastici. Gli alfieri delle più importanti realtà culturali ecclesiastiche infatti, riuniti sotto l’egida dell’ABEI (la loro associazione), in questi giorni si incontrano per il 30° convegno nazionale per approfondire il loro ruolo, preziosissimo per l’insostituibile servizio culturale offerto nella Chiesa. Per il convengo di questo 2008 è stato scelto l’auditorium del Seminario di Pozzuoli, una location che può vantare, oltre alla moderna struttura, un suggestivo scorcio panoramico (vedi foto nella galleria).
Noi di Città Nuova (ai padroni di casa Felice e Salvo, a Simone e a Giovanni che rappresentavano gli altri colleghi, mi sono all’ultimo aggiunto anch’io) ci siamo dati appuntamento per partecipare e approfondire il rapporto con i bibliotecari ecclesiastici, nostri interlocutori privilegiati, ma anche (e principalmente) per un confronto “professionale” tra noi che, oltre a condividere i problemi lavorativi, ci ha permesso raccontarci come vanno le cose e fare un po’ famiglia (necessità viscerale viste le scarse occasioni che il tempo –noto tiranno- ci lascia per incontrarci di persona).
Nella foto assieme al nostro Salvo, il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, mons. Ravasi, e il Presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche, prof. Guerrini. Sullo sfondo (unico che lavora…) si intravede Felice.
sabato 21 giugno 2008
Un pezzo della nostra storia
Oggi con Alberto e Giovanni sono stato nei pressi di Campobasso a trovare Peppino, il patriarca di Città Nuova in Molise. Da Jelsi, fin dal 1969 (io all'epoca avevo un gran daffare tra ciucci e biberon...), da quando in un giorno memorabile il buon Sergio D’Amici gli affidò le prime 20 copie, Peppino ha fatto la storia della diffusione della nostra editrice tra Napoli, Isernia e Campobasso. Oggi ne abbiamo ripercorso le tappe e, tra un caffè e un pasticcino, ci siamo confrontati sull’attuale situazione molisana: un momento importante, che ricorderemo. Grazie Peppino!!!
Come sempre trovate le foto nella galleria del blog.
giovedì 19 giugno 2008
lunedì 16 giugno 2008
Città Nuova... on the move
Cari amici, pubblico alcune foto "semiserie" scattate oggi nel corso del trasloco di Città Nuova.
Come si vede, molto è stato fatto... ma moltissimo è ancora da fare!
Come si vede, molto è stato fatto... ma moltissimo è ancora da fare!
venerdì 13 giugno 2008
All’insegna del “cheap&chic”
È qualche giorno che rimugino cose strane… in particolare provo accentuate spinte omicide. Dapprima mi preoccupavo ma poi, con gran sollievo, ho scoperto che sono, per questa mia transitoria pulsione, trendy, di moda.
Come Angelina Jolie, che all’insegna del “cheap&chic” non esiterebbe ad usare le armi che ha in casa (!) per difendere la famiglia, o come il “fantastico Ernesto” (vedi mio post precedente) che sta per lanciare sul palcoscenico mediatico le ronde di quartiere. Come? Ma non c’erano già i padani a fare le ronde? Ennò ragazzi, queste sono “ronde alla vaccinara”: siamo a Roma (al Pigneto, VI Municipio per essere precisi), dobbiamo pure far valere i duemila anni di storia, sò ronde de noantri!
Ma allora mi viene lo sconforto: mi domando in che mondo stiamo vivendo, dove andremo se continua così, che città lasceremo ai nostri figli, e via discorrendo.
E ci mette il carico da quaranta Alberto Ronchey (già direttore de La Stampa, due volte ministro per i Beni culturali, presidente per qualche anno della RCS, ora professore di Sociologia all'Università Ca' Foscari di Venezia, …) col suo velenosissimo editoriale sul Corriere della Sera di oggi nel quale si chiede se, visto ormai che abbiamo raschiato il fondo del barile, non sia ormai impossibile risalire la china. E ne scrive di cotte e di crude…
Mentre leggevo l’articolo ero affacciato al bastione dell’Isola Tiberina che guarda ponte Garibaldi e mi domandavo dove fosse l’ottuagenario professore quando Giorgiana Masi veniva uccisa all’angolo tra il ponte che avevo davanti e Lungotevere Sanzio. Io ero alle medie e i miei ricordi di quel periodo sono persi tra i giochi e il subuteo ma lui…
No professore, non si può scrivere così: non è vero che “si stava meglio quando si stava peggio”! Ricordo la maestra delle elementari urlare con sacro terrore quando, bambini, per gioco disegnavamo la stella a cinque punte sui vetri appannati della classe. Ma ricordo anche gli squadroni dei Carabinieri che cercavano Dozier, come ricordo -e queste invece le ricordo benissimo- lacrime più recenti, quelle versate con alcuni dopo la morte di Carlo Giuliani a Genova. Ma non è vero professore: non è vero che stiamo toccando il fondo. Troppo facile fare catastrofismo e dire che tutto va male.
Solo un quotidiano free press riportava due giorni fa in un trafiletto, che un uomo che non parlava italiano e che viveva sotto un ponte della tangenziale, aveva salvato una famiglia finita fuori strada con la macchina (quattro persone di cui una disabile). Dopo averli tratti fuori d’impiccio, ha fornito loro la sua giacca per proteggersi dal freddo salvo poi dileguarsi all’arrivo della Polizia per evitare noie “burocratiche”. Questa è la notizia da commentare, caro professore: accenda i suoi giornali sulle notizie positive: non aiuterà la Jolie a promuovere il nuovo film, lascerà il primato delle ronde a chi le vorrà, ma infonderà nuova fiducia a chi abita le nostre città.
Come Angelina Jolie, che all’insegna del “cheap&chic” non esiterebbe ad usare le armi che ha in casa (!) per difendere la famiglia, o come il “fantastico Ernesto” (vedi mio post precedente) che sta per lanciare sul palcoscenico mediatico le ronde di quartiere. Come? Ma non c’erano già i padani a fare le ronde? Ennò ragazzi, queste sono “ronde alla vaccinara”: siamo a Roma (al Pigneto, VI Municipio per essere precisi), dobbiamo pure far valere i duemila anni di storia, sò ronde de noantri!
Ma allora mi viene lo sconforto: mi domando in che mondo stiamo vivendo, dove andremo se continua così, che città lasceremo ai nostri figli, e via discorrendo.
E ci mette il carico da quaranta Alberto Ronchey (già direttore de La Stampa, due volte ministro per i Beni culturali, presidente per qualche anno della RCS, ora professore di Sociologia all'Università Ca' Foscari di Venezia, …) col suo velenosissimo editoriale sul Corriere della Sera di oggi nel quale si chiede se, visto ormai che abbiamo raschiato il fondo del barile, non sia ormai impossibile risalire la china. E ne scrive di cotte e di crude…
Mentre leggevo l’articolo ero affacciato al bastione dell’Isola Tiberina che guarda ponte Garibaldi e mi domandavo dove fosse l’ottuagenario professore quando Giorgiana Masi veniva uccisa all’angolo tra il ponte che avevo davanti e Lungotevere Sanzio. Io ero alle medie e i miei ricordi di quel periodo sono persi tra i giochi e il subuteo ma lui…
No professore, non si può scrivere così: non è vero che “si stava meglio quando si stava peggio”! Ricordo la maestra delle elementari urlare con sacro terrore quando, bambini, per gioco disegnavamo la stella a cinque punte sui vetri appannati della classe. Ma ricordo anche gli squadroni dei Carabinieri che cercavano Dozier, come ricordo -e queste invece le ricordo benissimo- lacrime più recenti, quelle versate con alcuni dopo la morte di Carlo Giuliani a Genova. Ma non è vero professore: non è vero che stiamo toccando il fondo. Troppo facile fare catastrofismo e dire che tutto va male.
Solo un quotidiano free press riportava due giorni fa in un trafiletto, che un uomo che non parlava italiano e che viveva sotto un ponte della tangenziale, aveva salvato una famiglia finita fuori strada con la macchina (quattro persone di cui una disabile). Dopo averli tratti fuori d’impiccio, ha fornito loro la sua giacca per proteggersi dal freddo salvo poi dileguarsi all’arrivo della Polizia per evitare noie “burocratiche”. Questa è la notizia da commentare, caro professore: accenda i suoi giornali sulle notizie positive: non aiuterà la Jolie a promuovere il nuovo film, lascerà il primato delle ronde a chi le vorrà, ma infonderà nuova fiducia a chi abita le nostre città.
C'è un nuovo angelo
Cosa sente la terra quando un angelo spicca il volo?
Si rompe l'incanto e scende la notte
il taglio è sul vivo e tutto, attonito, tace.
Ma d'improvviso il cuore s'innonda di gioia
pensando alla festa che il cielo prepara per il nuovo arrivato.
Si rompe l'incanto e scende la notte
il taglio è sul vivo e tutto, attonito, tace.
Ma d'improvviso il cuore s'innonda di gioia
pensando alla festa che il cielo prepara per il nuovo arrivato.
lunedì 9 giugno 2008
Il Sahara
Il carissimo Gino, compagno di mille avventure a Città Nuova ora trasferitosi a Tlemcen in Algeria, mi ha mandato un piccolo reportage di un suo viaggio nel Sahara più profondo. È bellissimo e affascinante. Ci sono anche alcune foto che ho messo nella galleria del blog…
Lo pubblico (come commento di questo stesso post) perché penso valga la pena di leggerlo, per condividere l’esperienza intima della scoperta. Chissà se ne uscirà mai un road book…
Lo pubblico (come commento di questo stesso post) perché penso valga la pena di leggerlo, per condividere l’esperienza intima della scoperta. Chissà se ne uscirà mai un road book…
mercoledì 4 giugno 2008
L'audacia della speranza
Oggi è stata una giornata difficile: febbre e placche alla gola mi hanno messo a dura prova nel fare le cose di ogni giorno. Ma non posso non spendere alcune righe su quanto passano oggi le agenzie in particolare su due fatti di cronaca, l’uno lontanissimo dall’altro ma profondamente legati nella radice.
A Bruxelles 500 pescatori hanno protestato per il caro petrolio, con l’ormai consueto corredo di violenza. A vedere le immagini in TV la mente corre veloce ai disordini e alle violenze di Ponticelli, del Pigneto, dell’università qui a Roma, alla lega che si incatena a Mestre. La spirale di barbarie sembra crescere inarrestabile, giorno dopo giorno.
Ma dagli Stati Uniti arriva la nomination di Barack Obama. Put the people first, mettere al primo posto le persone: le ansie da condividere, i problemi da risolvere, le speranze da confortare. Obama parla con tutti (stupendo sito… visitatelo) e soprattutto fa leva sul fatto che ciò che unisce una comunità è più importante di ciò che divide. Il suo manifesto politico non è che lavorare per il bene comune, ponendo alla base dell'agire politico la fraternità. Se è possibile che un afroamericano dalle idee tanto controcorrente possa arrivare a correre per la presidenza della nazione più potente del mondo, allora possiamo ancora sperare.
Non gettiamo la spugna: il cuore oltre l’ostacolo, l’audacia della speranza ci spinge a continuare a sognare e a lavorare nel nostro piccolo per il bene comune, ripartendo dal territorio, dalla comunità.
A Bruxelles 500 pescatori hanno protestato per il caro petrolio, con l’ormai consueto corredo di violenza. A vedere le immagini in TV la mente corre veloce ai disordini e alle violenze di Ponticelli, del Pigneto, dell’università qui a Roma, alla lega che si incatena a Mestre. La spirale di barbarie sembra crescere inarrestabile, giorno dopo giorno.
Ma dagli Stati Uniti arriva la nomination di Barack Obama. Put the people first, mettere al primo posto le persone: le ansie da condividere, i problemi da risolvere, le speranze da confortare. Obama parla con tutti (stupendo sito… visitatelo) e soprattutto fa leva sul fatto che ciò che unisce una comunità è più importante di ciò che divide. Il suo manifesto politico non è che lavorare per il bene comune, ponendo alla base dell'agire politico la fraternità. Se è possibile che un afroamericano dalle idee tanto controcorrente possa arrivare a correre per la presidenza della nazione più potente del mondo, allora possiamo ancora sperare.
Non gettiamo la spugna: il cuore oltre l’ostacolo, l’audacia della speranza ci spinge a continuare a sognare e a lavorare nel nostro piccolo per il bene comune, ripartendo dal territorio, dalla comunità.
lunedì 2 giugno 2008
La funzione educativa della politica: un'utopia?
E alla fine sono arrivate, a condire il clima non certo rilassato di questa festa della Repubblica, anche le critiche dell’Alto Commissariato dei diritti umani (ONU) e del Pontificio consiglio per i migranti (Vaticano)…
Da tempo il nostro paese non rappresenta più l’icona del quieto vivere e, anzi, nell’immaginario planetario sta progressivamente imbarbarendosi: ricordate il commentatore CNN in diretta da Palermo dopo la strage di Capaci? Fece il servizio col giubbino antiproiettile addosso proponendo a livello planetario un’immagine da guerra civile molto lontana dalla realtà. Ma ora dopo i fatti di Ponticelli, Verona, Chiaiano (...Pigneto?) parlare di escalation forse non stona.
Unico nostro paladino tra le istituzioni sembra essere il Presidente Napolitano (non vi sembra bello il suo discorso di oggi?) per il quale “conta moltissimo la funzione educativa e pedagogica delle istituzioni”. È proprio qui che cadono troppo spesso i nostri politici, dimenticando il loro ruolo istituzionale cavalcando il malessere della società per tirare acqua al proprio mulino, sordi a qualsiasi progetto di condivisione.
Da tempo il nostro paese non rappresenta più l’icona del quieto vivere e, anzi, nell’immaginario planetario sta progressivamente imbarbarendosi: ricordate il commentatore CNN in diretta da Palermo dopo la strage di Capaci? Fece il servizio col giubbino antiproiettile addosso proponendo a livello planetario un’immagine da guerra civile molto lontana dalla realtà. Ma ora dopo i fatti di Ponticelli, Verona, Chiaiano (...Pigneto?) parlare di escalation forse non stona.
Unico nostro paladino tra le istituzioni sembra essere il Presidente Napolitano (non vi sembra bello il suo discorso di oggi?) per il quale “conta moltissimo la funzione educativa e pedagogica delle istituzioni”. È proprio qui che cadono troppo spesso i nostri politici, dimenticando il loro ruolo istituzionale cavalcando il malessere della società per tirare acqua al proprio mulino, sordi a qualsiasi progetto di condivisione.
sabato 31 maggio 2008
venerdì 30 maggio 2008
La fantastica storia di “Eugenio” e dei ragazzi del Pigneto
Mentre Rifondazione marcia sul Pigneto con i frequentatori dei centri sociali a dire NO al razzismo, Maurizio Gasparri si affanna a ribadire che “non c’è alcuna marea nera e nessun fascismo di ritorno”. Mentre il Sindaco se la prende col “fortissimo estremismo di sinistra che crea problemi a tutti quelli che vogliono parlare all’università”, Walter Veltroni ci spiega che quanto accaduto a La Sapienza è il terzo episodio di violenza in due giorni e sono episodi da non derubricare ma che si spiegano con l’odio politico.
Poi, come fulminea e secca come una pistolettata, ti esce la fantastica storia di “Eugenio” (Carlo Bonini, La Repubblica). Contrordine compagni: non vi preoccupate, non è successo niente.
…
No, non è così. Penso invece sia necessario interrogarsi su quello che è successo, al di là delle strumentalizzazioni dei media e dei partiti. Bisogna chiedersi come mai la percezione della cosa pubblica e il senso di appartenenza alla comunità siano caduti così in basso. A leggere l’intervista di “Ernesto” vengono i brividi: è il far west, dove vige la legge del “rispetto” della violenza e della giustizia fai da te.
Ad “Ernesto” oggi il plauso della gente, ha fatto la cosa giusta; c’è da scommettere che domani sarà tronista televisivo, a decidere chi sarà degno di rispetto…
Penso proprio che sì, dobbiamo “derubricare” (come ha detto Veltroni) ma usando una diversa categoria: quella della reciprocità.
Poi, come fulminea e secca come una pistolettata, ti esce la fantastica storia di “Eugenio” (Carlo Bonini, La Repubblica). Contrordine compagni: non vi preoccupate, non è successo niente.
…
No, non è così. Penso invece sia necessario interrogarsi su quello che è successo, al di là delle strumentalizzazioni dei media e dei partiti. Bisogna chiedersi come mai la percezione della cosa pubblica e il senso di appartenenza alla comunità siano caduti così in basso. A leggere l’intervista di “Ernesto” vengono i brividi: è il far west, dove vige la legge del “rispetto” della violenza e della giustizia fai da te.
Ad “Ernesto” oggi il plauso della gente, ha fatto la cosa giusta; c’è da scommettere che domani sarà tronista televisivo, a decidere chi sarà degno di rispetto…
Penso proprio che sì, dobbiamo “derubricare” (come ha detto Veltroni) ma usando una diversa categoria: quella della reciprocità.
mercoledì 28 maggio 2008
Lo spirito di Ubuntu
Lo ammetto: Marchionne pur lavorando in Fiat mi sta simpatico. Con quei pulloverini apparentemente sottotono, mai eccessivo (lontanissimo da Lapo, per intendersi), uno di noi insomma. Ma quello che non mi sarei mai aspettato l’ho trovato oggi a pagina 37 de La Repubblica: un manager col cuore.
Ci racconta che “tra gli indigeni dell’Africa sub-sahariana è diffuso lo spirito di ubuntu. Questa parola fa parte di una frase più lunga, umutu ngumuntu nagabantu, che tradotto dallo Zulu vuol dire “una persona è una persona grazie agli altri”.
Proprio un bel concetto caro Marchionne, che vale una laurea.
Ci racconta che “tra gli indigeni dell’Africa sub-sahariana è diffuso lo spirito di ubuntu. Questa parola fa parte di una frase più lunga, umutu ngumuntu nagabantu, che tradotto dallo Zulu vuol dire “una persona è una persona grazie agli altri”.
Proprio un bel concetto caro Marchionne, che vale una laurea.
La prima volta
Parto da qui. È tempo di fare qualcosa per la mia città. Il clima di tensione e violenza che si respira non può essere assecondato. Ieri sera, a cena, condividevo con alcuni amici le esperienze di vita che ci legano: le nostre famiglie, quanto si fa nel sociale, la costruzione di quei piccoli fatti con i quali quotidianamente ci impegniamo a rendere questa nostra città migliore.
Ma lo spot non si vede, le luci puntano altrove, la ribalta è occupata. Tutto lo spazio è occupato da quelli, come ieri a La Sapienza, si rincorrono e si picchiano, per poi accusarsi reciprocamente degli stessi delitti, lanciandosi l’un l’altro identiche accuse. Ma allora mi vien da dire: ma non è lo stesso? Rossa o nera è la violenza che non deve passare, a La Sapienza come al Pigneto, come a Verona… mai.
Oggi andrò anch’io all’università: si presenta un libro di un grande del nostro tempo, Igino Giordani. Il cristianesimo in politica, con i fatti. Con De Gasperi fu prima tra i costituenti e poi deputato. Padre di quattro figli e autore fecondissimo: i suoi libri sono oggi pubblicati in Europa come in India, Giappone e Cina.
Oggi alle 10:30 alla sala delle lauree della Facoltà di Scienze Politiche. Per respingere la logica della violenza. Io comincio da qui: con l’andarci.
Ma lo spot non si vede, le luci puntano altrove, la ribalta è occupata. Tutto lo spazio è occupato da quelli, come ieri a La Sapienza, si rincorrono e si picchiano, per poi accusarsi reciprocamente degli stessi delitti, lanciandosi l’un l’altro identiche accuse. Ma allora mi vien da dire: ma non è lo stesso? Rossa o nera è la violenza che non deve passare, a La Sapienza come al Pigneto, come a Verona… mai.
Oggi andrò anch’io all’università: si presenta un libro di un grande del nostro tempo, Igino Giordani. Il cristianesimo in politica, con i fatti. Con De Gasperi fu prima tra i costituenti e poi deputato. Padre di quattro figli e autore fecondissimo: i suoi libri sono oggi pubblicati in Europa come in India, Giappone e Cina.
Oggi alle 10:30 alla sala delle lauree della Facoltà di Scienze Politiche. Per respingere la logica della violenza. Io comincio da qui: con l’andarci.
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